Si appresta a passare il testimone “dopo otto anni intensissimi e davvero fruttuosi”. Enrico Faes molla le redini del coordinamento provinciale delle Pro loco passate a 194 da 130 che se ne contavano nel primissimo scorcio del Duemila.
L’assemblea elettiva convocata il 18 aprile al teatro parrocchiale di Calavino è stata rinviata a data da destinarsi per ovvie ragioni di salute pubblica, data più o meno vicina in funzione degli scenari epidemiologici che si concretizzeranno nelle prossime settimane.
La fase del distacco – risponde il numero uno della Federazione trentina Pro loco e loro Consorzi – è cominciata nel giorno in cui ha preso avvio il percorso formativo “Mente Locale” voluto “per avvicinare i futuri consiglieri e individuare alcuni profili interessanti”.
Rimangono aperte alcune domande di vitale importanza alla luce del ricambio all’interno della governance federale. Cosa deve rappresentare la Federazione nei confronti delle proprie associate? A quali richieste è utile rispondere e su quali occorre ragionare in prospettiva? Le dirette interessate, le Pro loco, hanno iniziato a vestirsi da “agenti di sviluppo delle comunità”, lungi dal funzionare esclusivamente come propulsore dell’animazione turistica, ferma restando la figura del turista una risorsa da amministrare con cura e responsabilità.
“Nelle difficoltà le Pro loco sanno sempre dare il meglio – ravvisa senza tentennamenti Faes – e sono convinto che anche in questo momento di emergenza sapranno dare la giusta risposta”. Rete, accoglienza, fiducia, punto d’incontro, coraggio, motivazione gravitano intorno a un mondo, quello delle Pro loco, che ha saputo cambiare il proprio volto organizzativo e conquistare maggiori attenzioni. “Ora – prosegue nel suo ragionamento – siamo una realtà definita e strutturata con dinamiche organizzative anche complesse, e siamo soddisfatti degli obiettivi raggiunti”.
Tre le parole che meglio di altre sintetizzano l’esperienza amministrativa di Faes in seno all’Unione nazionale Pro loco d’Italia, parole da dosare a piacimento per condire la relazione di fine mandato presidenziale: scusa, grazie, avanti. La prima, “per tutto quello che non è stato fatto, per tutti gli inviti non accolti, ma in generale per tutto quanto non è stato raggiunto”.
La seconda parola è rivolta alle sentinelle dei territori, vale a dire “a ciascuna persona delle Pro loco, perché da questa esperienza esco migliore, arricchito delle cose belle che ognuno con cui ho avuto a che fare mi ha direttamente o indirettamente lasciato”.
La terza, che soffia come un refolo di speranza, incoraggia i nuovi consiglieri a fare del proprio meglio per le sorti di un universo di tradizioni tese al mantenimento e alla tutela dell’identità collettiva: “Avanti, come la prospettiva che gli sguardi e le menti dovranno avere per migliorare sempre più il bellissimo mondo delle Pro loco trentine”. Che non si stanchino di coniugare tradizione e innovazione e riescano a guardare positivamente al futuro senza recidere le radici affondate nel terreno ubertoso del volontariato cui la collettività intera rende merito.
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