Domenica 5 aprile, sul far della sera, la campana grande della chiesa di Palù, ha suonato a morto a tre riprese; con i suoi lenti rintocchi, ha annunciato alla comunità parrocchiale la dipartita di padre Marcello Vulcan.
Marcello, sesto di undici figli, era nato a Palù di Giovo il 23 novembre 1937, da Carlo Vulcan e Carmela Brugnara. Fin da bambino si era rivelato una persona di buona indole, sempre contento e sorridente; si distingueva dagli altri per la sua pacatezza e disponibilità verso il prossimo.
Nell’ottobre del 1946, il piccolo Marcello rispose alla chiamata del Signore e decise di entrare in seminario, con i Missionari Comboniani nella Casa di Muralta a Trento. Essendosi distinto negli studi, fu scelto assieme ad un altro confratello, per continuare il suo percorso scolastico in Inghilterra, ad Ascot, dal 1955 al 1959, dove conseguì la maturità classica e seguì i 2 anni di noviziato. Lì ha pronunciato i primi voti temporanei nel 1956.
Il 30 marzo 1963 fu ordinato sacerdote a Verona. Domenica 14 aprile dello stesso anno, celebrò la sua Prima Messa a Palù di Giovo. I compaesani avevano lavorato alacremente: la strada principale del paese e la piazza antistante la chiesa, erano imbandierate a festa. Padre Marcello fu accolto all’ingresso dell’abitato da tutta la popolazione.
Per alcuni mesi Padre Marcello si è preparato per la vita missionaria che lo stava attendendo: nel dicembre del 1964 partì per l’Uganda e fu assegnato alla Missione di Karamoja, dove rimase per 10 anni, fino al 1974. Fu espulso quando salì al potere con un colpo di stato, il dittatore Idi Amin.
Molti missionari, fra cui anche P. Marcello, vennero catturati e condannati a morte. Egli si salvò per miracolo, perché davanti al plotone di esecuzione, il figlio del dittatore, riconobbe fra i condannati il suo precettore e invocò per lui la grazia. Dopo lo scampato pericolo, si rifugiò in Kenia, dove continuò il suo apostolato per 17 anni (dal 1974 al 1991).
“Sia in Uganda che in Kenia è stato amato dal popolo, perché si spendeva molto per esso; non stava mai fermo, visitava tutte le cappelle, era sempre in viaggio per incontrare i suoi fedeli, soprattutto quelli che vivevano in difficoltà”, le parole di padre Serra, Superiore della Casa Madre dei Missionari Comboniani di Verona. “Persona intelligente, umile, sensibile. Era buono, gentile, accogliente, per cui la gente ricorreva spesso a lui; sempre sorridente, molto servizievole, disponibile verso il prossimo, riceveva tutti indistintamente”.
Padre Marcello ha sempre mantenuto un forte legame con il suo paese natale. Pur conoscendo parecchie lingue, non aveva mai dimenticato il dialetto; quando tornava in Trentino per un periodo di vacanza, raccontava ai suoi compaesani quello che aveva fatto in terra di missione. Nel 1987, a Palù, è nato in paese il Gruppo Missionario San Valentino, costituito oltreché per approfondire le tematiche missionarie, anche per raccogliere fondi da inviare a tutti i nostri missionari, per i bisogni delle loro comunità. Anche gli alunni della scuola elementare di Palù lo invitavano ogni anno per farsi raccontare tutti i suoi progetti.
Qualche settimana fa era arrivato in Trentino con la sua auto, era felice di essere tornato fra la sua gente; bastava guardarlo per capire che godeva di buona salute; e poi era sempre contento e il suo sguardo trasmetteva pace e serenità. Alla fine della vacanza ha salutato e ringraziato come sempre i suoi familiari con un grande sorriso sulle labbra. Nulla faceva presagire che quello sarebbe stato il loro ultimo incontro.
Rientrato a Lucca, dove viveva dal 2007, dopo pochi giorni, si è sentito male; portato d’urgenza in ospedale, martedì 31 marzo, gli è stato diagnosticato il Covid-19; ricoverato in terapia intensiva, nonostante le amorevoli cure prestategli, dopo 5 giorni si è aggravato ulteriormente e domenica 5 aprile, ha reso l’anima a Dio; il giorno 8 aprile, con una breve cerimonia funebre è stato sepolto a Verona nel cimitero comboniano che fa parte del cimitero monumentale della città.
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