Con quali immagini racconteremo questa stagione sospesa? A quali raffigurazioni affideremo il compito di interpretare la “tempesta inattesa e furiosa” nella quale siamo incappati?
Una fotografia vive di luce e di sguardi: luce che anima persone e cose; sguardo di chi sa riconoscerle e chiamarle per nome. È mestiere da artigiani, come insegna il passo discreto del nostro Gianni Zotta. Da garzone di bottega, provo a mia volta ad andare oltre le fitte tenebre per catturare qualche scatto da quanti, su questa barca sballottata, non smettono di remare.
L’emergenza non consente di mettere insieme un album completo; sono istantanee sparse, però solo apparentemente senza nomi. Rimandano alla forza di persone incontrate, impegnate a spendersi per qualcosa che non passa.
Defunti. È la fotografia più difficile. La paura del contagio quanti familiari ha sottratto alla vista: si muore senza una mano amica, senza il conforto dei sacramenti, lontani dagli affetti più veri. La loro partenza spoglia case e comunità, un patrimonio dilapidato troppo in fretta. Dovremo lavorare per ritessere una rete di relazioni, attenta a farsi carico di chi è rimasto nel pianto e nel dolore.
Famiglie. Forzatamente chiuse in casa, con i figli senza scuola e gli adulti lontani dal lavoro, portano il peso maggiore, ma rivelano anche la parte migliore di ciò che siamo: passa in tanti piccoli gesti di pazienza, sopportazione, perdono, attenzione. Passa nell’incontro e nel dialogo tra generazioni.
Preti. Scrivo di loro non solo per amore di categoria, ma perché resistono e, nelle mille forme della vicinanza spirituale e materiale, sostengono la speranza della nostra gente. Insieme disegneranno un nuovo modo di essere Chiesa e di vivere il Vangelo, nel segno della semplicità, della gioia umile, della prossimità alla vicenda di ciascuno.
Medici e infermieri. Sono in prima fila, in trincea, nella lotta contro il nemico invisibile, che toglie respiro alla vita; mettono a repentaglio la loro per curare chi ne è rimasto colpito. Abituati come eravamo a lamentarci di ritardi e inadempienze, ci hanno spalancato ospedali di cui essere orgogliosi e riconoscenti.
Giornalisti. Una redazione è un presidio vitale, assicura un servizio essenziale: informa e accompagna, permettendo di leggere le notizie in un contesto più ampio. Vita Trentina si distingue per la capacità di farlo con quella professionalità che non edulcora la realtà, ma non aumenta nemmeno la dose di ansietà, peraltro già alle stelle.
Per la fotografia più bella attendiamo insieme il mattino di Pasqua. Aiutiamoci a far entrare questa luce. Ci libererà dal “vuoto desolante” della notte del disorientamento e della paura. Ci alzerà da questa prova durissima con la disponibilità a far la nostra parte per iniziare a ricostruire.
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