La morte di padre Giorgio Butterini, frate del Concilio

La notizia della morte, ieri all’ospedale di Cles nella sera del giorno dell’Annunciazione , di padre Giorgio Antonino Butterini – quarto cappuccino ucciso in pochi giorni dal coronavirus – ha fatto presto il giro della comunità diocesana, nella quale il biblista e bibliotecario era molto noto, ed ha destato impressione negli ambienti culturali trentini.

Originario di Condino dove era nato l’8 maggio 1941, Butterini era entrato nel noviziato cappuccino ad Arco ed era stato ordinato sacerdote nel 1966: aveva studiato filosofia a Friburgo e studi biblici dai gesuiti al Biblicum di Roma e la sua competenza era riconosciuta nei suoi vari impegni di docente e di animatore spirituale.

Da giovane aveva partecipato all’esperienza di fraternità cappuccina a Camparta ed aveva collaborato con Paolo Prodi per fondare le varie biblioteche dell’allora Istituto Trentino di Cultura (poi FBK) di cui è stato per anni responsabile: cordiale e prodigo di consigli è stato un punto di riferimento per tanti giovani studiosi locali oltre che promotore di tanti importanti convegni e seminari.

Negli anni del dopo Concilio, anche attraverso l’esperienza di frate-lavoratore, si era impegnato con coraggio ed entusiasmo per diffondere le prospettive intraviste dal Vaticano II ed era stato guida apprezzata dal 1977 della Comunità di San Francesco Saverio: numerosi i suoi interventi stimolanti e anche le “provocazioni” affidate alla stampa locale. Nel 1985 a Piazzo di Segonzano aveva dato vita ad un’esperienza eremitica insieme all’indimenticabile padre Fabrizio Forti durata fino al 1998. Nell’ambito della famiglia cappuccina ha ricoperto ruoli di responsabilità anche nella formazione dei giovani frati a livello nazionale. Insegnante presso l’Università della Terza Età era stato anche animatore dei gruppi di Incontro Matrimoniale.

Guardiano del convento di Trento dal 2001 al 2004 aveva rinnovato il servizio della mensa dei poveri, in collaborazione con le parrocchie cittadine, ed era stato poi animatore e rettore della badia di San Lorenzo (di cui aveva promosso una guida artistica edita da Vita Trentina) fino al trasferimento a Terzolas in val di Sole dove a 73 anni era ripartito con altri frati nell’animazione spirituale della zona.

Padre Antonino è sempre stato legato al settimanale diocesano, anche con contributi critici e consigli apprezzati; ora lo ricordiamo con nostalgia affidandolo al Signore nella preghiera insieme ai suoi confratelli.

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