DOMENICA 1 MARZO 2020 I DI QUARESIMA ANNO A
Gn 2,7-9; 3, 1-7 Rm 5,12-19 Mt 4,1-11
Il Vangelo nel brano che la liturgia proclama oggi ci presenta un Dio diverso e che non sempre è facile da comprendere. La tentazione degli uomini è sempre stata quella di sostituirsi a Dio: è il peccato di orgoglio che in qualche modo vede Dio un ingombro del quale è bene fare senza, a meno che non diventi un nostro servitore.
Ma c’è un’altra tentazione e un altro peccato, ricordato da Congar, uno dei padri del Concilio Vaticano II, ed è quello di «farsi sostituire da Dio», di pretendere cioè che sia Dio a risolvere ogni nostro problema. Quante volte ci lamentiamo perché Dio non interviene a fermare le guerre, a liberare dal male i bambini, a sconfiggere il flagello della fame. Io non prego per questo; non pretendo che Dio intervenga a risolvere i problemi, che dovrebbero interpellare direttamente l’uomo.
Posso anche chiedermi dov’era Dio nell’orrore di Auschwitz, ma probabilmente è più corretto che mi chieda dove era l’uomo in quel periodo. Posso imprecare per i morti nel Mediterraneo e gridare verso Dio tutta la mia angoscia, ma cosa fanno gli uomini, quelli in cui ho posto politicamente la mia fiducia? Come posso invocare Dio come «Padre nostro » e assistere senza indignarmi al trionfo dell’io? Dobbiamo tutti ripensare la presenza di Dio. E mi faccio aiutare da un’espressione di Bonhoefer che ci potrà apparire sconvolgente: «Il cristiano adulto è chiamato a vivere davanti a Dio senza Dio». E poi aggiunge che la fede non può essere intesa come uscita d’emergenza di fronte ai limiti umani. «Il Dio che è con noi è il Dio che non ci abbandona, ma ci aiuta non in virtù della sua onnipotenza, bensì in virtù della sua debolezza».
La sua forza sta nella Parola che percorre tutta l’esperienza umana e la libera da ogni egoismo. Il brano delle tentazioni mette in evidenza quanto sia facile farsi sostituire da Dio o prenderne il posto. Nel gruppo del Vangelo sono emerse alcune belle riflessioni che voglio riportare. L’uomo affamato è tentato di non riconoscere più gli altri, di non pensare alla condivisione. La tentazione è di esistere per se stessi. Evidentemente questo porta a ignorare gli altri e a non riconoscere più in loro il dono di Dio. Gesù, vero uomo, resta fedele a questa sua condizione e rifiuta di fare il miracolo che il diavolo gli chiede: trasformare le pietre in pane. Egli afferma che la fame di pane è indiscutibile, ma la fame della Parola di Dio è ancora più vitale. Perché la Parola vissuta crea solidarietàenarracomeibisognifondamentalidell’uomo non vanno perseguiti sacrificando in loro nome tutta la dimensione spirituale.
È interessante rilevare «come molte tradizioni religiose, da quella cristiana, a quella indù e buddista, indichino come valore il non accumulo, il non possesso e la rinuncia… Dio infatti non crea mai più del necessario in quel momento» (G. Martirani). La seconda tentazione vorrebbe indurre Gesù a farsi vedere davanti a tutti come Dio. Ma questa è la domanda degli increduli di ogni tempo. Gesù, invece, finché rimane in mezzo agli uomini, vuole restare umanissimo, senza poteri divini, completamente fedele alla volontà del Padre. Segue l’ultima tentazione. Gesù può contemplare la terra e tutto quanto contiene, la sua ricchezza, i regni nelle mani dei governanti, la gloria che essi ostentano. Spetta a Gesù scegliere: o diventare un servo di Satana o restare un servo di Dio; da una parte potere e ricchezza, dall’altra povertà, servizio e umiltà, la logica stessa di Dio. Superare la tentazione di sottomettere Dio a sé e ai propri interessi e convertirsi al giusto ordine di priorità, dando a Dio il primo posto, è un cammino che ogni cristiano deve percorrere sempre di nuovo. Convertirsi, un invito che sentiremo molte volte in Quaresima, significa trasformare il Vangelo in guida concreta della vita, lasciare che Dio ci trasformi, smetterla di pensare che siamo noi gli unici costruttori della nostra esistenza, pensare invece che dipendiamo da Dio e dal suo amore e soltanto perdendo la nostra vita in Lui possiamo guadagnarla.
E secondo voi?
La Quaresima è per me un periodo di riflessione sul mio rapporto con Dio, sul senso della vita e sulla priorità delle scelte che compio?
Di cosa ho fame? Cioè, quali sono i bisogni che sento importanti in questo momento della mia vita?
Cosa sono disposto a fare per questi?
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