Largo tiempo. Era questo il soprannome attribuito monsignor don Dante Frasnelli, vescovo in Perù da 52 anni, per via delle sue celebrazioni sempre molto intense. Anche a Dardine, nella serata di venerdì 17 gennaio, non si è badato al tempo che scorreva. La Messa in ricordo di mons. Dante Frasnelli presieduta dall’arcivescovo Lauro Tisi, è durata infatti circa un’ora e mezza. Ma, ciò nonostante, l’attenzione dei presenti non è mai venuta meno.
“Quando se ne vanno uomini così il primo ringraziamento è a Dio per la loro vita che è una buona notizia, un balsamo per chi gli ha incontrati e il loro ricordo diventa speranza, futuro e serenità”. Queste sono state le parole di esordio del vescovo di Trento che ha poi impostato la sua omelia facendo riferimento alla prima lettura del giorno del profeta Samuele. “Monsignor Dante con il suo esempio ci dice che l’unico modo per tenere in piedi l’esperienza della fede in Europa è assumere i poveri come punto di riferimento della propria esistenza. Come dice Papa Francesco i poveri ti evangelizzano e ti danno sapienza, la terra peruviana ci insegna che è stoltezza procedere nella prosperità senza farsi prossimo perché è un modo per conoscere la gioia di vivere”.
Il vescovo di Trento ha ricordato quando era ancora animatore in seminario e don Dante andava a trovarli. “È venuto diverse volte, raccontava che la forza di Dio non si ferma di fronte alla fragilità dell’uomo, la casa dei cristiani è essere in uscita sugli altri. Preghiamo perché l’amore disinteressato che don Dante ha saputo trasmetterci ci possa permettere di aprirci agli altri”.
È poi intervenuto padre Michele Piscopo superiore emerito degli Oblati di San Giuseppe, collaboratore per 15 anni in Perù di don Frasnelli. “È stato un padre e un amico molto vicino nei momenti difficili della mia vita, un uomo semplice con una grande sensibilità verso i poveri, un esempio da imitare per me uomo di fede, un profeta che ci ha mandato Dio per guardare lontano”.
E sicuramente ai poveri è andata tutta l’opera di monsignor Dante Frasnelli che 25 anni fa ha anche contribuito a fondare l’associazione di volontariato Aca de Vita e per questo è stato ringraziato dal presidente della stessa Ernesto Paternoster. Presente anche p. Lorenzo Salinetti, nipote di padre Ugo De Censis, fondatore dell’operazione Mato Grosso che don Dante accolse nel 1976 presso la sua missione a Huari: “Hanno lavorato insieme 42 anni, Ugo era un prete molto carismatico che ha generato un’opera missionaria grandissima, un apripista dentro la chiesa, non era facile essere il suo vescovo; don Dante ha permesso la realizzazione dell’opera più grande di Mato Grosso”.
Alla fine della celebrazione non è mancato nemmeno il saluto della piccola comunità di Dardine che ha ricordato come quest’uomo ha portato un mondo così diverso e lontano come quello peruviano all’interno della piccola e mai dimenticata comunità della valle di Non. Ti sei donato, anima, cuore e braccia ai tuoi Indios della cordigliera andina; attraverso le tue mani tante persone di altre montagne, le nostre, hanno fatto arrivare la loro solidarietà e il loro sostegno ai piccoli e ai bisognosi”, il ricordo della nipote Mariangela. “Grazie per la tua fede; grazie per la tua vita, interamente dedicata a Dio e ai poveri; sei stato e sei nei cuori di tutti quelli che ti hanno conosciuto. La tua missione non è finita: ci lasci una strada da percorrere e un esempio da seguire”.
Lascia una recensione