DOMENICA 5 GENNAIO 2020 – SECONDA DOMENICA DOPO NATALE
Il mistero del Natale non si esaurisce contemplando la capanna di Betlemme, alla quale si recano pastori e magi ad adorare il bambino Gesù. In quella capanna e in quei giorni si può cominciare a conoscere la presenza straordinaria di Dio in mezzo agli uomini. Lì c’è prima di tutto la Parola fatta carne, c’è la vita stessa di Dio che comunica se stesso agli uomini. I Vangeli di Matteo e Luca riportano le parole essenziali. Ci fanno assaporare il silenzio dentro il quale poi risuonerà l’unica parola che salva. O forse la Parola che riassume in sé ogni altra parola umana. Giovanni ci rassicura: «Venne nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo.» (Gv 1,9) Questa luce simboleggia la persona e l’azione di Gesù. E’ un’immagine da ricordare: la luce illumina il nostro cammino nella notte e ci consente di muoverci senza paura di inciampare e cadere. Camminare senza luce potrebbe equivalere allo smarrirsi, al non sapere dove ci si trova e cosa fare. Gesù è colui che guida, che rende possibile a ogni donna e a ogni uomo di maturare come persona e di trovare un senso alle loro esperienze.
Nel Natale ci rendiamo conto che Il Figlio di Dio «non è nato perché gli uomini diventino religiosi, se intendiamo la religione come una realtà che sta al fianco del mondo senza scuoterlo, senza turbarlo». In tal caso abbiamo a che fare con un sonnifero! Gesù continua a venire in questo nostro mondo perché l’umanità riscopra la bellezza di avere un padre e ogni uomo conosca i suoi fratelli nella loro diversità e ricchezza. In principio era la Parola, dice Giovanni. Se non vogliamo ridurla a un fossile da conservare in un museo, è necessario ripensarla continuamente, a partire dalle nostre situazioni e dalle nostre aspettative. Di fronte alla Parola di Dio non siamo chiamati prima di tutto a elaborare un sistema di verità astratte, ma un orientamento per la vita. Vivere questa Parola è seguire Gesù fino a perdersi, «abbandonando cioè la logica rassicurante di chi vive solo in funzione di sé…senza il coraggio di aprirsi al futuro dei cieli nuovi e terra nuova .» (V. Mencucci) Quella Parola è luce. Se si accende una luce all’interno di una stanza buia, tutto gli oggetti acquistano rilievo e identità. Gesù è luce. Non viene a sminuire libertà, dignità e identità, ma a chiarire, a definirle meglio, a esaltarne il valore. La luce è venuta nel mondo, splendendo nelle tenebre, e «le tenebre non l’hanno vinta.» (Gv 1, 5) Ma più avanti Giovanni mette in evidenza: «Venne fra i suoi e i suoi non l’hanno accolto». (Gv 1, 11) E’ un rilievo drammatico. Possiamo domandarci perché è stato rifiutato. E’ forse ipotizzabile che le tenebre che accecavano gli uomini al tempo di Gesù non fossero principalmente interessi sociali ed economici o anche una stupida incredulità. Le tenebre avvolsero e avvolgono anche oggi quanti si lasciano guidare solo da convinzioni consolidate , da principi irrinunciabili e irreformabili; in campo religioso da una tradizione ormai cristallizzata. E’ questo che rende impossibile l’arrivo di Dio. Gesù è il nuovo e porta un modo nuovo di pensare e di agire ieri e oggi. I cristiani sono discepoli, sono coloro che lo seguono.. Essi sanno che la fede è la luce che ci aiuta a riconoscere i segnali che il Signore manda, anche se provenissero da fonti inaspettate. Io sono convinto che anche così il senso dell’Incarnazione si dilata, si espande , coinvolge ciascuno; e tutti possiamo diventare ciò che accogliamo in noi stessi: figli di Dio.
Gesù ama anche il non amabile, il non amato: le nostre comunità sono capaci di seguirne l’esempio? Gesù è luce che illumina la strada della solidarietà e delle felicità per gli uomini: ne siamo convinti o ci costruiamo un cristianesimo senza Crist
Lascia una recensione