Natale del ’69, quando l’incendio devastò Siror

L’incendio che distrusse Siror, mezzo secolo fa

Sono passati cinquant’anni, ma il ricordo di quella notte terribile non conosce oblio. Chi l’ha vissuta ricorda ancora ogni particolare: l’allarme, il fuoco, le urla di paura. Un Natale così difficile il paese di Siror non lo ha mai più trascorso. Era il 1969, la notte che portava a Santo Stefano, qualche minuto dopo le due, quando l’incendio scoppiò improvviso.

A lanciare il segnale di pericolo fu un giovane del luogo, Antonio Fontana, che in quel momento era appena rientrato a casa. Si recò nella propria stalla per controllare le bestie, ma appena aperto il portone notò il fuoco alzarsi dal fienile. L’allarme fu immediato, ma la furia delle fiamme aveva ormai cominciato a scatenare la sua brutale forza.

In quel quartiere erano situate numerose stalle, così l’incendio trovò terreno fertile per propagarsi sfruttando la grande quantità di fieno che gli allevatori avevano conservato per l’inverno. In un batter d’occhio Siror era divorata dalle fiamme. Le notò anche Enrico Cazzetta, addetto al trasporto e alla sepoltura dei morti, che a quell’ora rientrava con l’ambulanza da San Martino di Castrozza.

Fu proprio Cazzetta ad informare il vigile Ettore Taufer, che provvide a chiamare in aiuto i colleghi pompieri. Oltre al gruppo di Siror arrivarono anche quelli da Fiera, Transacqua, Tonadico, Mezzano e Imer. Rinforzi giunsero pure da fuori valle, precisamente da Feltre. Il fuoco si estese rapidamente coinvolgendo tre grandi fabbricati, in cui vivevano dieci famiglie.

“Quella notte venni svegliata da uno strano suono, come se degli animali sotto le mie finestre muggissero – ricorda Luciana Tavernaro – aprii le imposte e vidi almeno venti mucche raccolte nella piazza. Il paese era invaso da un’insolita luce arancione. Era il riflesso delle fiamme che, poco lontano, stava divorando case e fienili”.

Risparmi di una vita, vestiti e ricordi furono ridotti in un cumulo di cenere. L’evento improvviso non diede tempo di ragionare: gli abitanti si riversarono in piazza in abiti da notte, riuscendo a salvare ben poche cose.

Le delicate fasi dello spegnimento dell’enorme rogo che divorò il paese di Siror

Il 58enne Bortolo Gubert non resisté, e vedendo la propria abitazione invasa dalle fiamme si precipitò al suo interno per cercare di salvare i suoi beni più preziosi, tra cui il libretto della pensione. Fu trovato senza vita nel pomeriggio, a terra sul pavimento della sua camera, supino con le mani raccolte sul petto. “Fui svegliato da un vocio di persone che si percepiva avessero delle difficoltà – ricorda Bruno Longo, l’ortofrutta del paese – Mi affacciai alla finestra di casa mia, vidi la famiglia Tomas correre in strada con i vestiti della notte addosso. Mi portai in piazza, scoprendo che l’incendio era di proporzioni grandiose. Chi venne risparmiato dalle fiamme svuotò ben presto la propria abitazione, accogliendo i sinistrati”.

L’incendio fu domato dopo molte ore in seguito a delle complesse operazioni di spegnimento. A complicare le cose furono gli idranti del paese ghiacciati, a causa di giornate particolarmente fredde. I pompieri dovettero così utilizzare l’acqua del rivo che scorre sotto al paese, ed in seguito anche quella del torrente Cismon.

I danni furono enormi. Molte persone persero tutto, ma la solidarietà di Siror e del resto della valle fu eccezionale. I sinistrati furono accolti in casa da parenti e amici, mentre il Consiglio comunale guidato dal sindaco Giacomo Orsolin provvide ad assegnare a ciascuna famiglia colpita una somma di 100mila lire. Seguirono poi gli aiuti da parte di Provincia con il presidente Bruno Kessler e Regione con il presidente Giorgio Grigolli, oltre a quelli provenienti da altre realtà primierotte.
Andrea Orsolin
Note

[Due delle immagini della mostra dedicata al furioso incendio che scoppiò a Siror la notte di Natale di mezzo secolo fa]

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