Restiamo umani: John Mpaliza in marcia da Papa Francesco

Jonh Mpaliza nell’atrio del Vigilianum con la bandiera della marcia “Restiamo Umani”

Ma tu sei John Mpaliza?”. Nell’atrio del Vigilianum una ragazza riconosce l’attivista congolese che sta “posando” per la fotografia di rito con la bandiera della marcia Restiamo Umani che qualche settimana fa sventolava orgogliosamente in piazza San Pietro. “A giugno non ho potuto essere alla partenza ma vi ho seguiti sui social, tappa dopo tappa fino, fino a Roma!”.

John è qui proprio per raccontarci quei 3 mila chilometri percorsi a piedi sulle strade dello Stivale, dopo tante marce internazionali. Partita da Trento, la marcia è terminata dopo aver toccato Padova, Torino, Milano, Reggio Emilia, Bologna, Palermo, Raggio Calabria, Napoli, Riace e tante altre città, mercoledì 23 ottobre, con l’incontro tra l’attivista e Papa Francesco.

“L’obiettivo era quello di riattivare le associazioni dei territori che avrei attraversato, incontrare la gente proponendo un’azione di protesta non violenta e di resistenza attiva contro il clima di paura e odio che si sta sviluppando nel nostro Paese”, racconta John che abita a Trento da un anno e mezzo ma che già dal 2014, nella nostra provincia, è di casa. “Anche il Trentino, nell’ultimo periodo ha fatto diversi passi indietro: ricordo, però, di essere rimasto subito piacevolmente stupito dal migliaio di persone che avevano trovato alla partenza, lo scorso 20 giugno. Da lì in poi è quasi sempre stato così: raramente durante il viaggio sono stato da solo, ho incontrato associazioni e realtà di ogni genere, laiche e religiose, e questo è stato importante, perché il messaggio di pace bisogna portarlo tutti assieme”.

Adesso che l’hai attraversata, dicci come sta l’Italia?

Questa marcia mi ha fatto scoprire che l’Italia non è quella che ci viene raccontata, non dobbiamo lasciarci ingannare da una rappresentazione distorta: l’accoglienza è stata sempre ottima in tutte le 105 tappe: 78 erano già organizzate, un’altra ventina sono nate strada facendo grazie al passaparola; la restante decina era per noi un’incognita ma abbiamo spesso trovato gente che quando ha scoperto cosa stavamo facendo ci ha ospitato o ci ha offerto un pasto. Ho incontrato persone che non hanno capito il senso dell’iniziativa ma ho sempre provato a spiegare il nostro punto di vista, cercando il confronto e mai lo scontro…

Che ricordi ti sei portato a casa?

Ho attraversato tanti posti belli, trovato sorrisi e mani amiche. Ma ho passato anche momenti difficili, come a Lampedusa, dove sono voluto andare da solo. Nel Giardino della Memoria mi sono venuti i brividi, fa veramente malissimo pensare che da un continente così ricco di risorse come l’Africa la gente debba scappare: e le responsabilità sono molteplici, dai governanti locali alle multinazionali, agli strascichi della colonizzazione europea.

Come si trasforma l’immigrazione da problema a opportunità?

L’immigrazione è una risorsa, sia per quanto riguarda lo sviluppo demografico sia per la forza lavoro. È una ricchezza per chi la riceve e sa gestire al meglio i flussi, penso ad esempio la Germania alla Svezia, che mettono in atto processi di integrazione in modo da dare agli immigrati le giuste opportunità nel rispetto delle regole e delle tradizioni locali. Anche in Italia ho incontrato tanta gente che si è spostata da una regione all’altra, il mondo è fatto da gente che si muove, Dio ha detto “andate”, non “state qui”. E noi non possiamo che accogliere…

Su queste tematiche anche il Papa si è sempre espresso con decisione…

Francesco rappresenta coloro che non vogliono voltarsi dall’altra parte, è un simbolo e viene duramente attaccato. Per questo abbiamo sentito necessario esprimere la nostra solidarietà. Il Papa si è ricordato della nostra presenza e ci ha salutati e ringraziati durante l’Angelus. Il mercoledì successivo durante l’udienza generale sono andato a incontrarlo per consegnargli la nostra bandiera, è stato un bellissimo momento, ha avuto parole di affetto rispetto per la nostra esperienza.

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John Mpaliza assieme a Papa Francesco – Vatican media

Missione compiuta quindi, ma il bello, come si dice sempre, viene adesso.

Tremila chilometri a piedi in 4 mesi lasciano il segno, ma io sono già pronto a ripartire, a ritornare in tutti posti da cui sono passato per raccontare e confrontarmi con molte delle realtà che ho conosciuto e che so, stanno lavorando per dare continuità al percorso intrapreso.

Progetti futuri in Trentino?

Sto pensando a un incontro di restituzione in cui far vedere quello che è stata la marcia, invitando persone che hanno partecipato anche da altre zone d’Italia. Probabilmente sarà a gennaio, l’importante è mantenere vivo lo spirito della marcia e per questo vorrei che a raccontarla fossero i protagonisti, coloro cioè che la marcia la hanno vissuta: porto con me l’immagine di tante persone che spingono perché quello che sentono non rimanga solo per loro, è una responsabilità che tutti noi abbiamo.

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