Transumanza di pace da Asiago e val Rendena

Un progetto ambizioso e coinvolgente, che ha ridato speranza alla gente di Srebrenica

L’altopiano di Asiago distrutto, nei suoi paesi e nella natura dei prati e dei boschi, nel 1916, in seguito alla Straffexpedition austriaca, e l’enclave musulmana di Srebrenica dove, nel luglio 1995, durante la guerra in Bosnia, le forze serbe del generale Mladic occuparono la zona –protetta in teoria dalle forze dissuasive dell’Onu-  e massacrarono migliaia di civili musulmani (almeno 8.372, secondo le stime ufficiose).

Ruota attorno a queste due realtà storiche il bellissimo libro di Giambattista Rigoni Stern Ti ho sconfitto felce aquilina (Comunica Editions, p. 160, euro 15), “Il racconto della transumanza della pace da Asiago e Val Rendena a Srebrenica”.

 Giambattista, laureato in Scienze Forestali, figlio del grande scrittore Mario Rigoni Stern, si è occupato nell’ambito della sua professione della gestione dei boschi e delle 77 malghe della giurisdizione amministrativa e del patrimonio faunistico dell’Altopiano di Asiago. Da quando è in pensione ha pensato bene di avviare, insieme ad altri, un progetto ambizioso e coinvolgente, che è consistito nel trasferire 134 vacche da latte dalla Val Rendena e da Asiago a Srebrenica e Sucheska, nell’area balcanica ancora devastata dalla guerra e dai massacri. Una intensa e proficua “transumanza della pace”.

 Quando Giambattista va per la prima volta in Bosnia trova “case e stalle bruciate, abitazioni senza tetto, la gente, soprattutto vedove sole, che si aggira smarrita”. “Prati e boschi sono ancora pieni di mine, posizionate a casaccio dalle truppe irregolari, senza una cartografia di riferimento”. E c’è la questione della felce aquilina, risultato dei tanti anni di abbandono, una felce che copre prati e boschi, un’erba pericolosa e infestante che risulta pure velenosa per il bestiame. Il paesaggio è spettrale, inabitato: “Nella scuola elementare c’erano 450 bambini, adesso ce ne sono 8.”

E allora si mette al lavoro di buona lena, chiede la collaborazione di singoli ed associazioni locali venete e trentine e il progetto prende consistenza e diventa realtà. In Bosnia vengono fatte le proiezioni con PowerPoint per insegnare le nozioni minime dell’allevamento, alimentazione, cibo quotidiano per le mucche, igiene, ecc. Prende consistenza pure la donazione di vacche della Val Rendena (“che sono agili, resistenti e anche di buona bocca visto che brucano l’erba come una motofalciatrice senza lasciare niente indietro”, osserva Rigoni). Vengono ricostruite le stalle per ricominciare a vivere.

Giambattista ricorda l’insegnamento fondamentale del padre che nelle isbe della steppa russa era stato ospitato – mezzo morto di fame e di freddo- dai contadini che erano “uguali in tutto e per tutto ai nostri montanari di una volta”. La Bosnia assomiglia tanto alla montagna di Asiago: “Stessa altitudine, stessa vegetazione, stessi colori e all’incirca lo stesso cielo”. E così questo progetto ha dato la possibilità a tanta gente buona di poter ricominciare da capo. Ha dato speranza e futuro.

Con quelle mucche e quei pascoli che erano lo sfondo naturale di tanti libri di Mario Rigoni Stern, come quelle evocate ne “Il sergente nella neve”: “A quest’ora nel mio paese le vacche escono dalle stalle e vanno a bere nel buco fatto nel ghiaccio delle pozze. Dalle stalle escono il vapore e l’odore di letame e latte; i dorsi delle vacche fumano e i camini fumano”.

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