[L’ordinazione a Bressanone del vicario altoatesino mons. Michele Tomasi, nuovo vescovo di Treviso: “Vengo con gioia portanto tutto me stesso, sono e resto altoatesino”)
Bressanone – La solenne invocazione dello Spirito e dei santi della tradizione locale, l’umanissimo abbraccio con i confratelli e i familiari. Ma anche una botticella (“non di spirito divino”) donata all’amico vescovo consacrante o il canto finale alla chitarra su invito dei giovani. Tante immagini di gioia si rincorrono dopo ogni ordinazione episcopale, ma anche in quella di mons. Michele Tomasi – 54 anni, una laurea in economia e una in teologica – che il 6 ottobre entrerà a Treviso come nuovo pastore, prevale alla fine un forte senso di comunione e di speranza.
Quella che i fedeli altoatesini riuniti anche sabato mattina nel Duomo di Bressanone avevano gustato già in altre due occasioni negli ultimi dieci anni: nel 2008 per accogliere mons. Karl Golser dopo l’improvvisa scomparsa di mons. Egger e poi nel 2011 per mons. Ivo Muser, l’attuale vescovo, che sostituiva l’infermo Golser. Ed è una comunione fra Chiese sorelle che il neoeletto vescovo nel suo commosso saluto finale ha citato espressamente in relazione alla presenza dell’Arcivescovo di Trento Tisi (e dell’emerito Bressan): “E’ un segno importante per me – ha detto a proposito – ho potuto collaborare con lui in modo franco e concreto nei precedenti incarichi diocesani e ho così potuto imparare l’importanza e la fecondità della fraterna collaborazione fra le Chiese locali, in questo caso con la Chiesa di Trento ma anche con le altre”. E da Trento erano saliti a Bressanone anche alcuni sacerdoti e docenti laici che hanno condiviso gli studi con don Michele e anche la didattica negli istituti teologici, la guida dei due seminari e anche l’attenzione al clero locale, di cui era ultimamente vicario episcopale.
Il dono fra le Chiese si è manifestato anche quando Tomasi ha spiegato ai tanti trevisani presenti di aver potuto gustato la ricca storia ma anche la specificità della Chiesa altoatesina. “Una Chiesa – ha aggiunto – che impara quotidianamente ad ascoltare la Parola di Dio nella lingua, nella cultura, nei ritmi, nelle luci e nelle ombre degli altri, dei tedeschi, dei ladini, degli italiani e ora di tutti coloro che bussano alle nostre porte”. “Sono e resto sudtirolese – ha spiegato poi nel suo ringraziamento – qui ho imparato che l’incontro fiducioso con le persone porta a tutti ricche benedizioni, al di là di ogni differenza è incomprensione”.
Molto altoatesino anche il segno che rimarrà come memoria del legame fra Bolzano-Bressanone e Treviso, già legati nel 1200 dalla figura del pellegrino Enrico da Bolzano, riconosciuto poi come beato ed ora sepolto nel Duomo di Treviso. A sopresa il vescovo Ivo Muser ha infatti donato una reliquia, una vertebra del beato Joseph Mayr – Nusser , il martire altoatesino che seppe dire no al nazifascismo. “Ti accompagni nel tuo ministero questo nostro beato credibile, provocatorio e scomodo, ti aiuti a vivere con coerenza ciò che oggi prometti, che il Signore stesso ti dona e la Chiesa ti affida”, ha sottolineato nell’omelia il vescovo di Bolzano-Bressanone Ivo Muser, rilanciando l’impegno di coscienza di Mayr Nusser “a non seguire ciecamente la massa, le mode predominanti, gli slogan superficiali e populisti”.
Mons. Tomasi farà il suo ingresso a Treviso il 6 ottobre: “Vengo presto, portando tutto me stesso, desideroso di camminare insieme”, ha detto accogliendo anche il saluto del patriarca di Venezia Francesco Moraglia, che – a nome di tutta la Conferenza episcopale triveneta – ha ricordato fra l’altro come “il servizio episcopale si esercita in modo sinodale; richiede capacità d’ascolto e di discernimento evangelico, ma anche assunzione di responsabilità personale. Ogni sera l’esame di coscienza non lo facciamo davanti alle agenzie di stampa ma al Crocifisso”.
.Fra i 17 pastori concelebranti – oltre 230 i sacerdoti, molti trevisani – ha imposto le mani sul capo di Tomasi anche il vescovo emerito di Treviso Gianfranco Agostino Gardin, ringraziato per aver guidato la diocesi “con paterna saggezza”. Mons. Tomasi è stato invitato “ad alzare sempre lo sguardo a Gesù” ed a diventare “strumento di unità nella nuova diocesi”; egli si è voluto porre – il Vangelo sopra il capo, secondo il rito di ordinazione – “sotto il sigillo della fedeltà di Dio”. E la croce l’ha poi ripresa nello stemma episcopale in cui figurano anche le Dolomiti; il motto episcopale attinge al Vangelo di Matteo (“Gratis date”), mentre il bastone di larice disegnato da Paolo Quaresima è stato scolpito del falegname Florian Eichner di una cooperativa sociale. Le offerte sono state destinate alla Casa della Caritas per persone senza fissa dimora. Il fuori programma spontaneo è arrivato anche nel rinfresco allestito nel giardino vescovile, quando su invito dei giovani mons. Tomasi ha sfoderato la chitarra e li ha guidati in una canzone tipica dell’oratorio che ha fatto rapidamente il giro dei social.
Lascia una recensione