Il card. Parolin a Vatican News: “Il Papa chiede iniziative concrete per la popolazione”
Protezione della vita dei civili, stop alla catastrofe umanitaria nella regione di Idlib, iniziative concrete per un rientro in sicurezza degli sfollati, rilascio dei detenuti e l’accesso per le famiglie alle informazioni sui loro cari, condizioni di umanità per i detenuti politici. Insieme a un rinnovato appello per la ripresa del dialogo e del negoziato con il coinvolgimento della comunità internazionale. Sono queste le preoccupazioni e le richieste concrete contenute in una lettera che Papa Francesco ha indirizzato al presidente siriano Bashar Hafez al-Assad, mentre nella regione di Idlib continuano le azioni di guerra e i bombardamenti ai danni dei civili inermi: distrutte o chiuse decine di strutture sanitarie. A recapitare lunedì 22 luglio la lettera – che porta la data del 28 giugno scorso – è stato il card. Peter Kodwo Appiah Turkson, prefetto del Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale, accompagnato dal cardinale Mario Zenari, nunzio apostolico in Siria, e dal sottosegretario dello stesso dicastero, p. Nicola Riccardi. Ne ha dato notizia il direttore della Sala stampa della Santa Sede, Matteo Bruni.
“All’origine di questa nuova iniziativa – spiega il cardinale segretario di Stato Pietro Parolin in un’intervista a Vatican News – c’è la preoccupazione di Papa Francesco e della Santa Sede per la situazione di emergenza umanitaria in Siria, in particolare nella provincia di Idlib”. Il Papa, si legge nell’intervista, pubblicata anche su L’Osservatore Romano, “segue con apprensione e con grande dolore la sorte drammatica delle popolazioni civili, soprattutto dei bambini che sono coinvolti nei sanguinosi combattimenti”. Per questo “chiede al presidente di fare tutto il possibile per fermare questa catastrofe umanitaria”. L’intento dell’iniziativa non è politico, precisa Parolin, ma “umanitario”. Il Papa “continua a pregare perché la Siria possa ritrovare un clima di fraternità dopo questi lunghi anni di guerra” e “usa per ben tre volte la parola ‘riconciliazione’: questo è il suo obiettivo, per il bene di quel Paese e della sua popolazione inerme. “La Santa Sede – conclude il cardinale – ha sempre insistito sulla necessità di cercare una soluzione politica praticabile per porre fine al conflitto, superando gli interessi di parte. E questo va fatto con gli strumenti della diplomazia, del dialogo, del negoziato, con l’assistenza della comunità internazionale”.
La settimana scorsa, mentre sul terreno si continua a combattere, in particolare nell’area contesa di Idlib, per la prima volta dall’inizio della guerra, il governo siriano ha parlato di “grandi progressi” nella formazione dell’organismo chiamato a scrivere la Costituzione post-conflitto. L’annuncio è stato fatto in concomitanza con la visita a Damasco dell’inviato speciale Onu per la Siria, Geir Pedersen, che ha incontrato il ministro siriano degli Esteri, Walid Muallem. Il governo di Damasco e il presidente Bashar al-Assad propendono per una revisione della Carta già in vigore. La galassia delle opposizioni – che riunisce gruppi anti-governativi, movimenti estremisti e membri della società civile – chiede che sia redatta una Costituzione ex-novo.
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