È partito tutto dieci anni fa, dalla necessità di unire le forze per fronteggiare le tante situazioni di bisogno creatasi in relazione alla crisi economica che aveva colpito la Piana Rotaliana con la chiusura di molte aziende e la perdita di posti di lavoro. In questi due lustri, il Tavolo della solidarietà, di strada ne ha fatta e, martedì 4 giugno, ha voluto ricordare questo bel percorso in un'affollata serata coordinata da Walter Nicoletti, alla quale ha partecipato anche mons. Lauro Tisi.
Assieme al vescovo, nella sala civica di Mezzolombardo, erano presenti i gruppi promotori di questa rete (ACLI, Parrocchia, Comune, Caritas, S. Vincenzo) insieme a molte persone della borgata e di paesi limitrofi che in questi anni hanno conosciuto questa importante realtà e hanno collaborato in vari modi.
È toccato a Guido Tait, presidente del Tavolo, ripercorrere brevemente la storia dagli inizi, elencando poi le finalità dell'iniziativa e le attività attraverso le quali prendono forma concreta: lo “Sportello di accoglienza” da pochi giorni aperto presso la sede della ACLI in via Degasperi, dove possono rivolgersi persone che si trovano in situazione di povertà e fragilità, e il “Comitato di valutazione” che ha il compito di verificare le situazioni e definire le risposte con sussidi e altre forme di aiuto.
Nel lavoro del Tavolo è prevista la cooperazione con l’assistenza sociale del territorio per un coordinamento delle risposte ai bisogni concreti che emergono. Nel 2018 sono stati distribuiti 500 pacchi viveri a 43 famiglie e aiuti economici per circa 20 mila euro. In questo ultimo anno, poi, le persone aiutate sono state invitate a mettersi a disposizione in attività e servizi gratuiti per la comunità per sviluppare relazioni sociali e favorire l’inclusione.
Paolo Segnana, direttore della Cassa Rurale Rotaliana – Giovo, ha sottolineato il ruolo positivo della banca a livello locale in particolare a supporto di iniziative di solidarietà.
Il vescovo ha iniziato il suo intervento parlando dall’umiltà, “virtù che ci fa diventare grandi, ci spinge a porci delle domande e a rivolgerci non verso noi stessi, ma verso l’altro”. Ha espresso preoccupazione per un mondo occidentale che non è un “grembo” accogliente ed è costruito sul parametro dell’ego.
Parlando dell’atteggiamento del volontario, mons. Tisi ha affermato che “la carità non deve essere solo erogazione di un servizio, ma un donare se stessi e dovrebbe accendere nell’altro la percezione di essere amato. Ecco la vera rivoluzione della solidarietà: esistere con l’altro”.
L’amore non è un dovere – ha continuato – “è l’unico modo che abbiamo per vivere. Tutta la nostra vita deve essere declinata avendo come riferimento il bene dell’altro”. Ha aggiunto poi che la solidarietà ci arricchisce se comprendiamo che quando aiutiamo una persona questa può insegnarci qualcosa e donarci qualcosa in cambio. Ha ricordato un tema a lui caro, quello dell'importanza della relazione interpersonale, in un mondo in cui la comunicazione avviene in gran parte mediante cellulari, Internet e senza avere la possibilità di vedere l'altro in volto.
Un accenno anche al tema “caldo” dei migranti, accolti anche in Piana Rotaliana: “Persone come noi, che hanno bisogno di noi – ha detto Tisi – li sentiamo vicini perché vediamo i loro volti: il Vangelo non ci permette di ignorarli”.
Terminando il suo intervento, il vescovo si è detto preoccupato per i giovani ed ha richiamato tutti ad ascoltarli di più; in loro riconosce i nuovi poveri, perché sono dimenticati e il loro futuro è incerto e a volte cupo. Ha poi ringraziato il Tavolo della solidarietà per il servizio svolto e lo ha indicato come esempio da esportare per la formula che vede lavorare insieme e in modo costruttivo enti, persone e associazioni provenienti da diverse esperienze.
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