Dal 6 giugno al 3 novembre prossimi, a Castel Caldes, la frutto di quarant'anni di attività collezionistica
“Di castello in castello, da Ferrara a Caldes, le opere della Collezione Cavallini Sgarbi (che è vincolata dallo Stato, ndr) continuano il loro viaggio. E ogni tappa è un omaggio, oltre che al genio collezionista di mio fratello Vittorio, anche al genio dei miei genitori Rina Cavallini e Giuseppe Sgarbi, una famiglia che al bello e alla cultura ha dedicato la propria esistenza”. Lo ha sottolineato Elisabetta Sgarbi, presentando lo scorso 31 maggio a Trento, nella sala Fedrizzi della Provincia, la mostra “La Collezione Cavallini Sgarbi. Da Niccolò dell'Arca a Francesco Hayez”, che inaugura il 6 giugno a Castel Caldes in val di Sole (fino al 3 novembre).
“Entrare nelle stanze di questa mostra (visitabile tutti i giorni, tranne i lunedì non festivi, dalle 10 alle 18, ndr) è entrare nelle stanze della casa ferrarese di Ro, dove queste opere tornano sempre, felici di ritrovarsi e di continuare il loro ininterrotto dialogo con i nostri genitori”, ha spiegato Sgarbi, che è anche la responsabile della casa editrice “La nave di Teseo” che pubblica il catalogo.
Della madre Rina ha parlato pure il neopresidente del Mart, Vittorio Sgarbi, ricordando che “si fece prolungamento del mio pensiero e della mia vita. Io indicavo il nome di un artista, il luogo, la casa d'aste e lei puntuale prendeva la mira e colpiva”. La mostra – 80 opere, tra dipinti e sculture, dal XV al XIX secolo, che “rivelano la storia di una infinita e appassionante caccia amorosa” – si apre con un capolavoro del Rinascimento italiano, il “San Domenico” in terracotta, modellato nel 1474 dal maestro pugliese Niccolò dell'Arca. E’ possibile ammirare, oltre a un dipinto dell'artista solandro Paolo Vallorz, anche quadri di pittori come Hayez e Pietro Ricchi, che in Trentino lavorarono.
L'allestimento, diretto dalla potentina “Contemplazioni”, coinvolgerà le sale del Castello del Buonconsiglio di Trento, dove sarà esposto il dipinto “Salomè” del caravaggino Francesco Prata, datato 1518 circa. “Una collezione d'arte privata è la fondazione di un sistema simbolico, la creazione di una palestra per l'anima, un luogo dove si materializzano scelte intime, meditate e talvolta sofferte”, ha affermato Vittorio Sgarbi. “Sovente si dimentica che la sua alta vocazione è quella di accogliere il pubblico, di offrirsi agli sguardi e di raccontare la propria storia”. Nei quattro mesi al Castello Estense di Ferrara, la Collezione Cavallini Sgarbi ha avuto oltre 50 mila visitatori.
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