Martedì 30 aprile a Calavino le testimonianze di “Quel mattino a Lampedusa” – in riferimento al naufragio del 3 ottobre 2013 – hanno colpito la platea raccolta nella serata di solidarietà promossa dal Centro Trentino di Solidarietà onlus. Alla base dell’iniziativa, il progetto del Gruppo Unser Herz Schlägt auf Lampedusa (“Il nostro cuore batte su Lampedusa”) accolto volendo provare a “spostare il nostro sguardo dal nostro ombelico”, come ha detto da Antonio Simula, responsabile del Cts:“Vogliamo semplicemente non dimenticare e aiutare a riflettere su questo periodo storico in cui si decide di chiudere i nostri porti”, ha detti Simula nell’introdurre la lettura scenica del testo uscito dalla penna di Antonio Umberto Riccò e legato ai fatti della “isola dei lottatori di speranza” (così definita dal Papa) tramite la voce di quattro giovani ospiti della residenza protetta Casa Lamar: Alessandra, Nadia, Simone e Mehdi. Non passa giorno che non siamo coinvolti emotivamente dallo sbarco di richiedenti asilo, con i loro insopportabili costi umani. Evidentemente occorre saperne di più, addentrarsi nelle dinamiche e nelle ragioni alla base delle migrazioni forzate. Lo ribadisce padre Giovanni Nicoli, salito sul palco del teatro parrocchiale per incontrare i presenti e ringraziarli della generosità ai fini della costruzione di una casa d’accoglienza per i parenti dei pazienti dell’ospedale di Marrere, a Nampula in Mozambico dove il dehoniano opera da tempo. Paura e compassione, i sentimenti rimarcati dal missionario. Ci accompagnano nell’ordinaria quotidianità, in Trentino come altrove quando la risposta ai flussi migratori è l’espressione della capacità di una comunità di essere attenta e realmente inclusiva.
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