I lupi di Anita Anibaldi,una ricerca di libertà

I problemi della convivenza con orso e lupo possono essere affrontati, tenendo conto che questi due animali costituiscono una ricchezza per un territorio

Lo spunto

Ho scritto questo racconto come un messaggio per tutelare l’ambiente, per passarne il testimone ai nostri figli, perché possano viverlo con pienezza. Solo conoscendo le difficoltà che incontrano gli animali nelle loro vite possiamo comprendere la libertà che noi uomini rivendichiamo. Ho compiuto con la mia fantasia un viaggio attraverso le sfide quotidiane di madre natura. I protagonisti sono la coppia Alfa di lupi con tre lupetti e un’orsa con il suo unico cucciolo. Le due madri, la Lupa e l’Orsa rischieranno la loro vita senza indugio per salvare i piccoli. Altri animali quali cinghiali, aquile, marmotte scoiattoli contribuiscono con la loro presenza alla trama. Ho escluso dalla storia l’intervento dell’uomo perché lo scopo del racconto non è analizzare la dicotomia uomo-natura quanto inscenare le difficili relazioni fra le creature selvagge nel teatro della vita. Non mancano anche episodi di cruda realtà, che fanno comprendere come la paura e il rischio di morire sia il prezzo che ogni animale paga per la propria sopravvivenza.

Anita Anibaldi

“La tana del lupo”, il libro scritto e disegnato con abilità e partecipazione vitale, non solo grafica, da Anita Anibaldi non è una fiaba per bambini. E’ un racconto anche per gli adulti. Si apre a una dimensione antichissima e al tempo stesso nuova della nostra montagna, che vede il ritorno dei grandi animali iconici, mitologici, simbolici (reali!) come l’orso e il lupo, gli animali che hanno segnato e accompagnato la storia dell’uomo in Europa, che gli hanno prestato segni di nobiltà e di coraggio, che hanno educato – con le leggende, ben più intense di tanti manuali didattici – i loro bambini, esorcizzandone le paure.

L’orso e il lupo. Vengono chiamati “grandi predatori”, ma è riduttivo, ed anche un po’ sbagliato chiamarli così, solo per una parziale funzione biologica. Ché il lupo, per sopravvivere, si ciba soprattutto di topi e l ‘orso è più vegetariano di tanti umani! In realtà orso e lupo sono gli animali della leggenda e della storia e il Trentino dovrebbe essere fiero che proprio nel suo territorio – integrato fra lavoro e natura, non certo selvaggio – dopo essere stati tanto decimati, essi abbiano trovato un ambiente possibile di vita per scampare all’estinzione e convivere con l’uomo, nella modernità. A ben guardare è un segno di speranza anche per la specie umana, mai tanto minacciata (disastri climatici, pericolo atomico …) come oggi. Certo come in ogni convivenza (anche fra uomo e donna stando a molte cronache non proprio edificanti, anche fra etnie e religioni) trovare un punto di equilibrio non è automatico, non è cosa facile. Ma è possibile e, a un certo punto, necessario. Perché l’uomo non può restare solo, padrone del creato. Si autodistrugge “virtualmente”, appare già evidente.

Il Trentino può quindi giocare una grande partita a livello globale. Nascono spesso dalle piccole realtà, dai piccoli territori, le sperimentazioni più innovative. L’orso non è mai scomparso del tutto nel Gruppo di Brenta, ma si è “rinsanguato” attraverso un’operazione di “immigrazione” molto riuscita (anche se va sempre controllata), mentre il lupo è arrivato da solo, con circospezione, mandando avanti singoli esemplari “esploratori”, con l’astuzia e la prudenza di chi, cacciato per secoli, ha imparato a sopravvivere. Il lupo caccia qualche animale debole che si attarda se il branco o il gregge lo lascia isolato, se manca il pastore (che manca sempre più anche alla società degli uomini) ma è soprattutto un “cacciatore di libertà”. Insegna a cercare la libertà. Il lupo crea più problemi dell’orso, ma sono problemi che possono essere affrontati, tenendo conto che questi due animali costituiscono una ricchezza per un territorio, gli danno libertà e dignità, gli impediscono di ridursi a palcoscenico per le peggiori esibizioni del consumismo motorizzato (la a montagna ridotta a parcheggio-raduno per 600 Jeep, ma è ben meglio passare le vacanze altrove!) o a discoteca per i decibel di massa.

E’ su questi scenari che Anita Anibaldi ha scritto e disegnato “La tana del lupo” per mostrare come le reazioni del lupo, siano così vicine a quelle degli uomini. Un’organizzazione sociale attorno alla “tana”, a una “casa”.. Il luogo dove crescere i piccoli e dove difenderli da ogni pericolo, e non a caso nel libro l’episodio culminante è la lotta fra lupa e orsa, proprio per difendere i cuccioli.

Al Filmfestval, in Montagnalibri, sono molti quest’anno i libri dedicati al lupo. Anita Anibaldi in un certo senso li ha preceduti al Centro Rosmini (Pro Cultura) con Renzo Francescotti, il naturalista Sergo Abram (che i percorsi del lupo segue da anni), le voci narranti di Chiara Turrini e Arrigo Dalfovo e una accorata poesia di Anna Maria Ercilli Goio, che lasciamo al lettore scoprire.

Col lupo occorre imparare a convivere. Anche difendersi, a volte. Anche da certi uomini occorre difendersi. Ma c’è una ragione se il lupo è così dentro la nostra storia, la nostra immaginazione. Se dal lupo abbiamo imparato tanto: dalle favole di Fedro (“superior stabat lupus…”) a Cappuccetto Rosso, dalla lupa che salva e alleva i gemelli Romolo e Remo, a Mowgli della Giungla, fino a Frate Lupo di san Francesco … Il lupo è con noi e Anita Anibaldi ci invita a capirlo.

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