«I sentimenti sono due: impotenza e amore. Impotenza perché nulla puoi fare per cambiare quanto successo e la devastazione del fuoco è stata tale da non lasciarci più nulla di quello che era la nostra vita “materiale”. Amore, perché è quello che abbiamo ricevuto da moltissime persone e questo ci ha resi decisamente più “ricchi” di prima». Valeria Rensi, la figlia Matilde e il compagno di Valeria, Filippo furono i primi ad accorgersi che la loro casa, alla rotonda di via Maccani a Trento, sopra l’ex Lidl, stava bruciando. Ed è grazie a loro se nessuno, nella notte tra il 30 novembre e il 1 dicembre scorsi, perse la vita. Per il resto, il fuoco si è mangiato quasi tutto lo stabile, abitazioni ed uffici, lasciando sfollate trentasette persone. Valeria, quale sensazione si prova a vedere andare in fumo tutto, casa e luogo di lavoro, pur nella consapevolezza di aver avuto salva la vita?Che tutto ciò che è materiale si può ricreare, ma vi sono cose che non possiamo ricomprare: i nostri ricordi, tanti frammenti della nostra vita ci mancano infinitamente e sono una fitta al cuore quando ci vengono alla mente. Il fatto di trovarci senza più nulla da un momento all’altro, ma di poter comunque recuperare in brevissimo tempo le cose di prima necessità, sia grazie agli aiuti sia anche al solo fatto di poterle andare a comprare, ci ha fatto rendere conto di quanto grande possa essere il dramma che vivono le tante persone che perdono tutto, ma in situazioni di guerra o devastazioni e per le quali, comprare una coperta in un negozio non è possibile. Possiamo ritenerci fortunati, nonostante tutto.Ripartire da zero significa cambiare l’ordine delle priorità della propria vita?Sicuramente dai un peso diverso alle cose materiali, decisamente minore. Sei più consapevole che tutto è momentaneo e nulla va dato per scontato. Devo dire che mi trovo personalmente ad affrontare le situazioni in generale con molta più calma e pazienza e con una sorta di serenità che prima non avevo.Dal disastro del rogo si è accesa la fiamma della solidarietà che ha coinvolto un intero quartiere e anche oltre. Vi ha sorpreso?Moltissimo! Non ci capacitavamo “di avere bisogno”, anche perché solitamente eravamo noi ad aiutare e questa cosa ci ha inizialmente spiazzato. Poi ci siamo resi conto che effettivamente avevano bisogno e che grazie all’aiuto di tutti, e sono stati veramente tanti, abbiamo potuto rialzarci e abbiamo potuto aiutare le altre persone che vivevano nello stabile che non avevano la rete di conoscenze e aiuti che abbiamo avuto noi.
Qual è la situazione degli sfollati, a cominciare da voi?Tutti ad oggi hanno trovato un alloggio stabile grazie principalmente al Comune e all’ITEA. Alcuni inquilini che occupavano gli appartamenti del primo piano, danneggiato dall’acqua di spegnimento, sono già rientrati e altri lo faranno nelle prossime settimane. Noi abbiamo trovato un’ottima sistemazione, grazie alla sensibilità e disponibilità dell’Arcivescovo, che ci sta garantendo una certa tranquillità visti i tempi lunghi per la ricostruzione del nostro piano, andato completamente distrutto. Tutti i liberi professionisti, me compresa, che occupavano gli studi al piano bruciato, hanno trovato una sistemazione momentanea grazie alla Provincia. Lo stesso studio dentistico ha trovato immediata nuova sede grazie ad alcuni colleghi medici. Le attività commerciali presenti, la lavanderia Wash Italy e il centro Dea Estetica hanno già ripreso l’attività nello stabile e ora hanno solo bisogno che si ricrei il giro di clientela di prima.Da ingegnere, lei sta seguendo personalmente la ricostruzione. Come procede?Stanno terminando le sistemazioni del primo piano gravemente danneggiato dall’acqua di spegnimento mentre per il secondo piano i tempi sono più lunghi con quasi 1250 mq di superficie da ricostruire. Considerati i tempi per la concessione e per i lavori, oltre a quelli assicurativi che rendono possibile economicamente l’operazione, spero entro un anno di poter rientrare a casa. Siamo alla vigilia di Pasqua, trionfo della rinascita. Ne vedete qualche traccia? Vorrei poter trovare il modo di ringraziare tutti quelli che ci sono stati e continuano ad esserci e che ci permettono di sentirci “a casa” in ogni posto dove possiamo stare assieme. Sono convinta da sempre che “la ruota giri” e che se oggi io aiuto te, domani tu aiuti un altro e, anche se non direttamente, l’aiuto torna. Spero di potermi sdebitare quanto prima, augurando però a tutti tanta felicità.
pi.fra.
(Intervista pubblicata sull’ultimo numero del periodico #OLTRE delle Parrocchie di Trento Nord)
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