La responsabile del progetto Elisa Vanin: “L'incontro aiuta ad andare oltre il pregiudizio”
Da una settimana, cinque delle ragazze nigeriane che si trovavano a Lavarone sono ospiti in due appartamenti del Villaggio Sos di Trento, nell'ambito del progetto denominato “Karibu”, che in Swahili significa “benvenuto”. Partito nell'aprile del 2017, accogliendo in una delle casette di via Gmeiner alcune giovani donne e mamme richiedenti protezione internazionale, da pochi giorni si è ampliato raccogliendo questa nuova sfida, come ci racconta la responsabile, Elisa Vanin.
“Abbiamo scelto di metterci a disposizione per dare ad alcune donne che erano state costrette a lasciare il paese la possibilità di continuare il proprio percorso verso l'autonomia”, spiega Vanin. “Abbiamo voluto dare una risposta che nasce dalla missione stessa del Villaggio, che non si ferma all'emergenza, ai contributi economici, ma che si fonda sui principi cardine che sono alla base del nostro modo di lavorare”.
Abbandonare la struttura delle Suore Elisabettine a Lavarone, per chi in questi mesi vi aveva trovato una casa e un luogo sicuro, non è stata una scelta, ma un'imposizione, difficile da accettare; a rendere un po' meno pesante il trasloco forzato, però, è stato il passaggio a un tipo di accoglienza più intima, privata, con dinamiche completamente diverse rispetto a quelle che si instaurano nei centri più grandi, dove decine di persone si trovano a condividere gli spazi.
“Il nostro obiettivo è ora quello di dare un sostegno a queste donne, un accompagnamento, per far sì che possano uscire sul territorio, intessere relazioni, recuperare serenità”, continua Vanin, sottolineando come la strada che si vuole seguire sia quella, già tracciata, di un progetto che in questi due anni è maturato e sta dando buoni frutti. “Le cinque donne che ospitiamo nella casetta del Villaggio – spiega – iniziano ad essere autonome e a vivere momenti e occasioni di integrazione”. Attualmente, i bambini accolti sono quattro, ma presto la casa si riempirà di nuovi vagiti perché due delle ospiti sono in attesa. I bambini più grandi compiranno quest'estate tre anni; tutti vanno all'asilo. “Una bellissima occasione non solo per loro, ma anche per le loro mamme”, sottolinea la giovane responsabile del progetto, per il quale è stato attivato un bando di Servizio civile al quale è possibile iscriversi entro il 1° aprile.
“Siamo contenti perché abbiamo messo in campo un lavoro di sensibilizzazione a partire dal quartiere, con incontri nei quali ci siamo resi disponibili a spiegare e a condividere quello che stiamo facendo. Sicuramente il non conoscere porta ad avere paura, conoscere invece aiuta ad abbattere i muri. Bisogna aiutare le persone a dare un volto ai freddi numeri che leggiamo sui giornali”, conclude Vanin. “Crediamo che l'incontro sia la modalità giusta per andare oltre il pregiudizio e per essere contaminati della ricchezza che porta con sé la diversità”.
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