“La comunità internazionale sostenga il processo democratico”

Sono giorni di apprensione per le sorti del Venezuela, ai limiti di una guerra civile e con gli occhi di tutto il mondo puntati addosso dopo le manifestazioni di piazza contro il governo di Nicolás Maduro, di cui le opposizioni non riconoscono la legittimità, sfociate in violenti scontri e nel tentativo di Juan Guaidó, giovane leader della protesta, di assumere la guida del Paese. E se le attenzioni di Trump, così come quelle di Putin o del governo cinese, tradiscono i grossi interessi economici in ballo, la preoccupazione della comunità venezuelana in Trentino è del tutto autentica, come dimostra la passione con cui Lisbeth Giménez, emigrata in Trentino da circa quindici anni, ci racconta la situazione del suo Paese: “Seguo giornalmente l’evolversi della situazione attraverso i racconti di mia madre, rimasta là, e dei numerosi contatti che abbiamo attraverso l’associazione ALI onlus (Associazione Latinoamericana in Italia) di cui sono coordinatrice in Trentino”, ci spiega. “Con il progetto ALI per Venezuela cerchiamo di aiutare il più possibile la popolazione inviando medicinali e aiuti umanitari, anche autofinanziandoci per far fronte alle tante difficoltà che ci sono. Siamo una goccia nel deserto ma cerchiamo di dare il nostro contributo perché Il livello di povertà ha raggiunto livelli altissimi e la gente soffre per la mancanza di cibo e medicinali”.

Lisbeth vive a Ossana, dove è sposata; ha due figli, insegna spagnolo, fa volontariato in oratorio e nelle case di riposo ed è recentemente balzata agli onori delle cronache per l’esposizione di presepi creati da artisti venezuelani provenienti dalla vasta collezione di sua madre che lo scorso Natale ha portato nel borgo della Val di Sole: “Sono felice di aver dato risalto ad un aspetto culturale e storico del nostro Paese poco conosciuto, ma la soddisfazione più grande è stata quella di essere riuscite a far parlare del Venezuela in maniera positiva in un periodo come questo”.

Che cosa sta succedendo in Venezuela?

“Quella che adesso è esplosa è la conseguenza di problematiche che si portano avanti da alcuni anni e nell’ultimo periodo sono arrivate ad un punto critico. La situazione è veramente grave e noi temiamo il peggio perché ci sono molti interessi in ballo. La questione non è solo cacciare Maduro, che ha praticamente svenduto il paese a interessi di nazioni come Cina e Russia; ora è necessario trovare una soluzione democratica al conflitto e liberare il Paese dalle forti ingerenze straniere sulla nostra terra”.

Quali prospettive vede per il futuro di questa crisi?

“Il presidente Guaidó ha proposto un’amnistia per cercare di dare protezione agli attuali funzionari e militari pro-Maduro, per fare sì che trovino il coraggio di ribellarsi e diano una mano ad arrivare ad una possibile soluzione democratica. È vero, l’appoggio degli Stati Uniti può essere un rischio perché Guaidó è giovane e può essere manipolabile, ma il bisogno di un cambiamento è troppo forte”.

La popolazione soffre, ma il Paese è ricco di risorse.

“Questa è anche la nostra rovina. Chi va al governo non vuole più lasciare il potere; è stato così prima di Chavez ed è così con Maduro, ora. Adesso vedo un Paese con la speranza che qualcosa può cambiare. Mia madre mi ha raccontato la fede che anima le persone in piazza, ma abbiamo bisogno di aiuti internazionali, perché da soli non ce la possiamo fare. La comunità internazionale deve garantire al più presto lo svolgimento di elezioni libere dato che ci sono molti dubbi sulla regolarità delle ultime, vinte da Maduro. Con un nuovo presidente riusciremmo a riportare la democrazia ed i principi fondamentali garantiti dalla nostra Costituzione”.

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