Secondo il vescovo Muser “la chiave della storia di vita, di fede e di vocazione di Maria von Mörl è il suo legame con Cristo”
Caldaro – Lo scorso 12 gennaio, in una chiesa parrocchiale gremita di fedeli, si è tenuto l’ultimo atto del processo diocesano nella causa di beatificazione di Maria von Mörl, la “mistica stigmatizzata di Caldaro”: la lettura del verbale e l’apposizione dei sigilli sui documenti (lettere personali, testimonianze, articoli) che saranno ora portati a Roma alla Congregazione delle cause dei santi. “Una tappa importante lungo il percorso della beatificazione, a cui si arriverà se, quando e come Dio vorrà”, ha detto il vescovo Ivo Muser.
Maria appartiene a quella stagione di misticismo ottocentesco che comprende ad esempio Domenica Lazzeri di Capriana. Nata a Caldaro il 16 ottobre 1812, figlia di padre nobile e madre borghese, cagionevole di salute fin dall’età di cinque anni, dopo le scuole dell’obbligo fu mandata a Cles per imparare l’italiano. Vi rimase un anno, costretta a tornare a Caldaro per la morte della madre, dopo la nascita della sua nona figlia. Gravemente malata dal 1830, il 2 febbraio 1831, festa della presentazione di Gesù al tempio, dopo aver ricevuto la comunione dal suo padre spirituale, ebbe una “visione estatica”. Un fenomeno che – come ricordano le cronache – si ripeté fino agli ultimi giorni della sua vita e che attirò a Caldaro decine di migliaia di persone. Gli annali raccontano che solo tra la fine di luglio a metà settembre 1833 giunsero per lei nell’Oltradige da 40 a 50mila pellegrini. Si racconta che nel 1834 Maria von Mörl ricevesse le stimmate a mani e piedi. Finì i suoi giorni l’11 gennaio 1868 nel convento delle suore terziarie francescane.
Secondo il vescovo Muser “la chiave della storia di vita, di fede e di vocazione di Maria von Mörl è il suo legame con Cristo”. E questo guardare a Gesù, l’intenso legame con la sua incarnazione e la sua passione “sono un messaggio rivolto anche al nostro tempo: una vita orientata a Cristo ha un senso e dona senso”. La relazione di Maria con Cristo sarebbe testimoniata anche dalla presenza per 34 anni delle stimmate su mani e piedi, “che ne fecero un crocifisso vivente”. Mons. Muser ha ricordato come Adolph Kolping, dopo aver visitato Maria von Mörl nel 1841, avesse scritto nel suo diario: “Posso dire di aver visto una santa”. Si è detto personalmente colpito dal fatto che la mistica di Caldaro non abbia mai fatto menzione delle sue piaghe, né a voce né nelle sue lettere. “Non tutti si avvicineranno a questa figura e alla sua spiritualità – ha aggiunto Muser – ma la sua vita segnata da malattia, sofferenza e sacrificio può insegnare anche a noi oggi che c’è qualcosa di più che non solo il tutto subito e velocemente, il tutto bello e facile, il tutto senza fatica”.
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