Nel bilancio FBK del 2018 spiccano cospicui finanziamenti europei per i settori di nicchia della microelettronica, come i sensori
“All’inizio – erano gli anni Ottanta – c’era Maia, il prototipo dell’Intelligenza artificiale lanciato a Povo da Bruno Kessler e dal professor Stringa, ma da allora restiamo ancora all’avanguardia in quest’ambito, e non solo…”
Parte da trent’anni fa il presidente della Fondazione Bruno Kessler, Francesco Profumo, già ministro all’Istruzione nel governo Monti, per sottolineare l’autorevolezza riconosciuta dalla ricerca trentina anche nell’ultimo anno. Evidenzia che FBK ha promosso la nascita nel luglio scorso del nuovo Laboratorio nazionale di intelligenza artificiale e sistemi intelligenti del Cini (Consorzio interuniversitario nazionale per l’informatica) che vede in rete 600 ricercatori, dei quali ben 80 lavorano sulla collina di Povo. “E l’idea è ancora quella di Stringa, Stock e Poggi, ovvero di un’intelligenza artificiale che non si sostituisca all’uomo, ma che ne sia di supporto in vari ambiti concreti come il riconoscimento vocale”. Un tema – osserviamo per inciso – che aveva anche sollecitato un filone di ricerca etico, oggi poco frequentato, attraverso il Centro per le Scienze Religiose.
Ma il bilancio del 2018 consente a Profumo e al direttore della FBK, il vulcanico Andrea Simoni, di dimostrare che – bilanci alla mano – la ricerca ad alto livello “rende” anche sul piano economico.
L’esempio più eclatante è arrivato come un regalo di Natale a metà dicembre: poco meno di 20 milioni di euro di finanziamento europeo per lo sviluppo di una ricerca nella microelettronicoa. Si colloca in un progetto faraonico di 1, 75 miliardi di euro d’investimento che coinvolge quattro Paesi (Italia, Regno Unito, Germania e Francia) e nel quale la Fondazione trentina ha un ruolo di traino per i sensori. Quest’ambito fondamentale, ma di nicchia, ha già innescato collaborazioni internazionali un tempo impensate: un’azienda di Cavalese, la Gemmarum, ha creato uno spin- off nel settore del taglio di precisione delle pietre preziose (una punta di diamante, è il caso di dirlo) utilizzando un “colorimetro” messo a punto dalla FBK. Per non dire della partnership che FBK conduce con un’azienda giapponese, la Horiba, produttrice di sensori nel campo della biomedica e del monitoraggio ambientale.
Profitti in attivo anche per la realizzazione nei prossimi tre anni del corridoio 5 G Monaco-Bologna, ovvero 600 chilometri di rete autostradale con tutte le soluzioni tecnologiche per le aree di servizio elaborate dalla ricerca di casa nostra con ricadute positive sulla sicurezza, sull’ambiente e anche sull’informazione.
“Questi risultati sono possibili – osserva il direttore Andrea Simoni – anche per i rapporti intensi e proficui con l’Università di Trento”. Un tandem che “cerca” le ricadute sul territorio (“puntiamo ad arrivare ad un vero e proprio bilancio sociale”, anticipa Profumo) e alla promozione dei talenti trentini con iniziative di orientamento per i giovani universitari (vedi articolo a centro pagina) e con una presenza nelle scuole superiori attraverso laboratori didattici durante l’anno. Per non dire dell’ormai nota scuola estiva del Web Valley.
Profumo ora attende soltanto la riconferma dalla Giunta provinciale per lanciare la Fondazione verso un Piano decennale che vorrebbe intensificare il legame con la ricerca europea.
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