Si è sbloccata solo martedì 9 gennaio la vicenda delle navi delle Ong Sea Watch e Sea Eye, da settimane in mare con 49 persone migranti a bordo – tra cui anche alcuni bambini -, in condizioni sempre più difficili e sempre meno sostenibili, come documentato sulla sua pagina Fb anche dalla trentina Francesca Zanoni, volontaria a bordo della Sea Watch: “’Questa nave è diventata una prigione, esattamente come le prigioni libiche da cui siamo scappati’, dicono (i migranti), e i loro carcerieri sono i governi europei”. Joseph Muscat, premier di Malta, ha annunciato il via libera all’accordo europeo per ripartire i migranti salvati dalle due navi, che verranno poi redistribuiti tra otto Paesi dell’Unione europea: Italia, Francia, Germania, Lussemburgo, Portogallo, Romania, Irlanda e la stessa Malta.
Dopo venti giorni in mare, a bordo delle due navi la situazione si era fatta sempre più delicata: difficoltà a garantire l’igiene, acqua potabile misurata, mal di mare, fragilità psicologica. Qualcuno dei migranti aveva anche smesso di nutrirsi. “Quanta povertà morale riusciamo ancora a sopportare nell’Ue prima di riuscire a essere coerenti con i valori che ci vengono sempre predicati?”, si erano chiesti i soccorritori delle navi Sea-Watch 3 e della Professor Albrecht Penck di Sea-Eye, convinti di assistere a una tra le pagine più brutte della storia dell’Europa. Europa che, ammette lo stesso commissario europeo alle migrazioni Dimitri Avramopoulos “non ha fatto una bella figura nelle ultime settimane”. “49 persone in balìa del mare – aggiunge ringraziando i Paesi che hanno offerto accoglienza –, non è questa l’Ue, che invece è solidarietà e principi umanitari. Altrimenti l’Europa non c’è più”.
“Siamo contenti che si sia riusciti ad arrivare a una soluzione europea, anche se questo ha preso molto tempo”, commenta al Sir Giorgia Linardi, portavoce di Sea-Watch. “Non è possibile aspettare 20 giorni per uno sbarco perché non riescono ad accordarsi”.
"Una risposta comune, concertata da tutti i Paesi, senza preclusioni e nel rispetto di ogni legittima istanza, sia degli Stati, sia dei migranti e dei rifugiati" era stata invocata da Papa Francesco nel suo discorso al Corpo diplomatico il 7 gennaio scorso, nel quale il Papa ha messo anche in guardia da populismi e nazionalismi e chiesto all'Europa di fuggire la tentazione di erigere "nuove cortine", a 30 anni dalla caduta del Muro di Berlino.
“La dimensione umana di accoglienza soprattutto dei più deboli è un principio fondante dell’umanità. Se manca questo è una tragedia per tutti”, ha detto il presidente della Pontificia accademia per la vita, mons. Vincenzo Paglia, commentando la vicenda su Tv2000.
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