In tempo di guerra, l'impegno per la pace comporta grossi rischi. Negli anni della Grande Guerra vi furono uomini e donne che intrapresero questa “avventura”: furono una minoranza, ma non priva di forza. Anzi, riuscirono a mettere in piedi nuove associazioni, reagirono con la parole e l'azione all'impotenza e all'isolamento, smascherarono le cause profonde della guerra. Parla di loro l'ultimo libro di Bruna Bianchi L’avventura della pace: pacifismo e Grande Guerra, presentato lunedì scorso a Trento.
Frutto di lunghissime ricerche, il libro rende giustizia a tutte le piccole o grandi storie di pacifiste e pacifisti che durante la Grande Guerra hanno operato sia a livello nazionale che internazionale. Bruna Bianchi ricostruisce l’atto di nascita del processo di rinnovamento che ha attraversato la riflessione e l’azione pacifista, che prese vigore in Italia soprattutto alla caduta del regime fascista. “Un inizio – afferma l’autrice – che deve essere colto nella concretezza dell’esperienza vissuta da coloro che si impegnarono per la pace in tempo di guerra, nel senso di disperazione per le vite stroncate che aumentavano giorno dopo giorno, nell’incertezza del domani, nello sforzo immane di resistere alla suggestione di massa, all’impoverimento spirituale, alla rassegnazione, nell’angoscia di chi coglieva le conseguenze drammatiche della campagna di odio, della xenofobia e sapeva prevedere gli esiti dell’involuzione reazionaria sulla convivenza sociale”.
Dopo la tappa di Trento, il libro è stato presentato anche al Museo delle donne di Merano e a Bolzano.
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