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“Il cibo è la base della nostra vita.” Così si è aperta la conferenza “Un’Agenda climatica dettata dai contadini”, organizzata ieri dalla COP24. Il progetto è scaturito dalle preoccupazioni riguardo le misure che gli Accordi di Parigi avrebbero deciso per l’agricoltura: una sera, durante la Conferenza ONU sul clima a Marrakesh, i contadini hanno deciso di creare un loro piano d’azione.
L’idea di fondo era generare sinergie globali che prendessero in considerazione gli interessi di tutti i contadini di tutte le culture, qualcosa che non era mai stato fatto prima. Qualcosa che non sarebbe successo spontaneamente. Qualcosa che loro, i contadini, dovevano far capitare!
Questa è la storia che ha portato alla fondazione di Climakers: non un’organizzazione o un programma, ma un movimento globale e inclusivo che avrebbe coinvolto chiunque si fosse occupato della coltivazione dei terreni, indipendentemente dal sesso, dall’età, dalla nazionalità.
Climakers cerca di capire cosa i contadini possano fare per adattarsi ai cambiamenti climatici e ridurli al minimo nei modi meno invasivi possibili. Il loro progetto è difendere l’ecosistema, tutelare i propri interessi e le proprie aspirazioni, difendersi dalle minacce che corrono in quanto uno dei gruppi più danneggiati dal cambiamento climatico.
Il Presidente dell’Organizzazione panafricana dei Contadini ha sottolineato come le regioni africane, i luoghi che meno di tutti impattano sugli equilibri ambientali terrestri, sono anche le aree più colpite dai cambiamenti climatici a causa delle inondazioni e della siccità, che provoca la riduzione delle risorse idriche e la perdita della diversificazione agricola. Questo è uno dei motivi più urgenti per cui è necessario concretizzare l’Agenda dettata dai contadini e proteggere le risorse naturali fondamentali per la produzione di cibo. L’unico modo per mitigare gli effetti del cambiamento climatico è rigenerare e rinverdire la natura.
Per cui, l’Agenda si assume il compito di dare voce ai contadini africani ignorati da tutti, presentando attenzione a tutti i problemi che sorgono nel processo di produzione agricola.
Questo è ciò che ha sottolineato in particolare il Rappresentante dei contadini sudafricani, definendo l’iniziativa “molto positiva” anche perché coinvolge gli agricoltori nella pratica della Climate Smart Agricolture (Agricoltura favorevole al clima?). Ha inoltre evidenziato che tutti gli sforzi sono collettivi, che la loro implementazione a livello nazionale coinvolge anche e soprattutto i giovani contadini. Senza di loro, “il progetto si mozzerebbe le gambe da solo”. Il punto centrale è la trasformazione del sistema agricolo attraverso misure partecipate e la comprensione che “non bisogna abbracciare l’ecologismo per pura facciata, ma per generare effetti concreti”.
In collaborazione con la Banca Mondiale, l’Agenda climatica dettata dai contadini ha stilato la Guida alla Climate Smart Agriculture. Si tratta di uno strumento per cambiare il sistema di produzione alimentare attraverso la cooperazione degli agricoltori con la comunità scientifica, che è in grado di insegnare ai primi le informazioni e le modalità operative con cui portare a termine l’impresa efficientemente.
Alla fine della Conferenza di ieri, la parola è passata al pubblico. Penso che la domanda più interessante e urgente abbia riguardato la questione dell’equa distribuzione delle risorse esistenti, poiché gli esperti affermano che il sistema odierno è capace di sfamare più di 12 miliardi di persone.
Di fatto, il 60% della superficie terrestre arabile è utilizzata per produrre mangimi destinati agli allevamenti e gli animali e cibi di origine animale, che costituiscono solo il 2% del consumo globale di proteine. In altre parole, per ogni chilogrammo di carne che consumiamo abbiamo bisogno di produrre 15 chilogrammi di mangime. Non sarebbe più opportuno che il sistema agricolo mondiale si concentrasse sulla produzione di proteine vegetali – specialmente nei più ricchi Paesi occidentali, che sono i maggiori consumatori di carne?
La risposta del Presidente dell’Organizzazione mondiale dell’Agricoltura è chiara: se il mercato cambia, anche il sistema agricolo cambierà dal momento che gli agricoltori producono ciò che assicura loro più alti introiti – ossia, ciò che è più richiesto dai consumatori. È la vecchia e ben nota legge della domanda e dell’offerta, per cui la seconda è determinata dalla prima.
Ora, la questione è semplice: i politici e i produttori devono fare la loro parte, ma anche noi consumatori dobbiamo agire concretamente. Se non cambiamo le nostre abitudini alimentari, preferendo cibi più sostenibili e ecologici, non vi sarà nessun cambiamento effettivo che riduca le conseguenze del pericolo ambientale che corriamo.
Veronica Wrobel
(traduzione di Carlotta Zaccarelli)
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