Federica Rubini e Giulio Bertoluzza (a destra nella foto), curatori del Rapporto, hanno sottolineato che “i numeri sono uno spaccato fondamentale, ma quest’anno si è voluto raccontare soprattutto l’umanità, attraverso quattordici storie vissute, quelle di persone incontrare dai volontari Caritas e dai servizi di FCS”. Emergono tre aspetti: istituzioni e comunità riconoscono in Caritas un alleato prezioso; il denaro non è mai fine a se stesso ma diventa mezzo e opportunità per riacquisire autonomia; la spontaneità dei volontari e aiuta ad esplorare soluzioni alternative, che escono dalle prassi istituzionali, ma sono molte attente alle persone per ridare loro dignità.
Paolo Molinari, consulente scientifico per il Rapporto, parla di un Trentino “territorio inclusivo, che promuove reti di solidarietà e comunità competenti, che si conoscono e sanno intervenire”. Osserva che “Caritas e Fondazione sanno lavorare in rete, ma per prendersi cura di una persona non si può prescindere da tutti i soggetti coinvolti. Bisogna investire sulle risorse umane ed economiche dei territori per una maggiore corresponsabilità”.
L’arcivescovo:
“La vera emergenza – ha osservato nel suo commento mons. Lauro Tisi – è la relazione, soprattutto tra i giovani: quanti tra loro vivono un disagio relazionale e non escono nemmeno più di casa! Dobbiamo ricostruire sani tessuti relazionali, che spesso oggi sono invece slabbrati. E’ dai blackout relazionali che nasce la povertà. E inoltre, vediamo che – senza relazione – va in tilt anche il sistema economico”. “Vorrei che questa nostra Chiesa – ha ribadito l’Arcivescovo – offrisse risposta di relazioni, non solo di servizi. Una Chiesa che non abbia come punto di riferimento i poveri è una Chiesa eretica. La carne di Cristo è lì”
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