Un “viaggio” in Mozambico

I contorni di un viaggio simbolico nelle abitudini quotidiane e nelle attitudini alla sopravvivenza che le popolazioni mozambicane portano con sé. Delineano l’immagine restituita dalla mostra itinerante dal titolo “Nei miei panni” allestita a Sarche, dopodiché a Lasino, in queste ultime settimane prima di approdare allo Spazio Klien del municipio di Borgo Valsugana.

L’ampia esposizione documentaria promossa e allestita dall’associazione Progetto Mozambico onlus proietta l’osservatore in un altro mondo: quello dei villaggi punteggianti la Zambezia (la seconda provincia più popolosa della Repubblica del Mozambico, oggi alle prese con una vasta politica di riforme basate su massicci investimenti esteri), a una latitudine in cui l’esistenza è vissuta di gran lunga per strada, con il senso di solitudine alquanto raro da sperimentare.

Ecco spiegata la ragione per cui la stuoia la si trova in ogni angolo dell’ex colonia portoghese, mentre con una banale sedia di legno si dà il benvenuto ai nuovi arrivati. Sorrisi, rispetto e accoglienza che varcano il concetto standardizzato di ospitalità turistica com’è per l’opulento occidente.

Oggetti d’uso pratico, suddivisi in nove sezioni, che racchiudono in sé una complessa simbologia. Di rado un qualcosa viene creato, infatti, per il solo piacere della vista: la sua bellezza è proporzionale al ruolo che esso riveste nella frugale quotidianità.

“Con questa mostra – spiega il curatore Elia Salvetta, socio dell’associazione promotrice impegnata sui fronti della formazione, dell’educazione e della nutrizione umana laddove le nazioni limitrofe al Mozambico registrano tutte un reddito pro capite più alto – abbiamo pensato di sensibilizzare la comunità trentina allo stile di vita e alle abitudini della gente africana, metà della quale in povertà assoluta”.

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