Qui cerchiamo di formare pastori di popolo

Quanti incontri si fanno in una giornata! Quanti volti, magari salutati distrattamente, ma che scandiscono il ritmo delle ore! Proviamo a pensarci un attimo: la nostra vita è segnata dagli incontri che abbiamo fatto e che ci hanno accompagnato nel camminare. Vorrei partire da qui per parlare della Giornata del Seminario di quest’anno.

Mi piace pensare il seminario, più che un luogo, come un tempo privilegiato, in cui lasciarsi avvicinare dal volto dei fratelli e dal volto di Dio, per riuscire così nel difficile compito di discernere la propria vocazione.

Sono molte le persone che, come comunità del Seminario, incontriamo: dai giovani che frequentano gli spazi delle settimane comunitarie, agli studenti dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose, dagli incontri in parrocchia nel fine settimana, agli ospiti che talvolta invitiamo. Sono tutte occasioni per conoscere e raccogliere la testimonianza di uomini e donne che cercano il Signore, più o meno esplicitamente, come anche noi stiamo facendo. È in questi incontri concreti che si può verificare il proprio cammino e anche la propria vocazione. È stando dentro le pieghe della vita, quella reale, che possiamo scoprire e aprire le nostre pieghe per ritrovarvi la presenza del Signore Gesù che consola e invita ancora a seguirlo.

Incontrando le persone, si può sperimentare quell’atteggiamento splendido di Gesù: la vicinanza. Qualche settimana fa, Papa Francesco ha ricevuto i seminaristi lombardi e così parlava loro: «Qual è il “nocciolo” proprio del messaggio di Gesù, dell’atteggiamento di Gesù davanti a quel mondo secolarizzato? Cosa faceva Gesù? Vicinanza. La vicinanza, l’incontro. Gesù incontrava il Padre nella preghiera e Gesù incontrava la gente. Incontrava anche i nemici, e a volte li ascoltava, spiegava loro, altre volte diceva loro cose che sembrano parolacce. Per esempio, leggi Matteo 23: non sono cose belle quelle che dice Gesù, lì. Perché era vicino e poteva dire le cose chiare, e ad alcuni non piacevano; e poi Lui ha dovuto pagare il prezzo di questo, sulla croce. Fare lo stesso di Gesù: vicinanza. Vicinanza a Dio, vicinanza alla gente, vicinanza al popolo di Dio. Per questo, a me piace dire che voi dovete essere preti del popolo di Dio, cioè pastori di popoli, pastore della gente, e non “chierici di Stato”, perché Gesù bastonava forte il clericalismo del suo tempo».

Questo cerchiamo di fare in Seminario: formare pastori di popolo, uomini interessati alla vita delle persone e attenti a riconoscere la bellezza e la presenza di Dio dentro quelle esistenze. È questo un cammino impegnativo, perché chiede per prima cosa pazienza, poi disponibilità e coraggio: il coraggio di provare a cambiare e ad allargare il proprio sguardo, perché diventi più aperto e disponibile all’incontro. Sono convinto che la verifica, se abbiamo avuto un vero incontro con il Signore, la possiamo fare solo rileggendo come siamo capaci di amare e di lasciarci amare dagli altri.

Così, in questa Giornata del Seminario, mi piacerebbe che chi legge questa lettera possa sentirsi corresponsabile della formazione dei seminaristi: è una formazione infatti che non inizia in Seminario, ma prima di tutto nelle famiglie e nelle comunità cristiane. Formazione che è questione di incontri, di vicinanza e di preghiera: solo così ci fa scoprire la prossimità del Signore.

Un cordiale ringraziamento a tutti quelli che accompagnano con affetto i seminaristi e il loro cammino; vi chiedo di continuare a sostenere il nostro camminare anche con la vostra preghiera.

Don Tiziano Telch

rettore del Seminario

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