Preoccupano i dati sulla povertà in Trentino emersi dal X Rapporto presentato venerdì scorso al Vigilianum: sono italiani il 37% delle persone che si rivolgono a Caritas e Fondazione Comunità solidale
Siamo una delle province più in alto nella graduatoria del benessere, stilata proprio questa settimana da , eppure nel Trentino c’è ancora una consistente fascia di poveri, in aumento rispetto ad alcune situazioni. Il dato è fotografato dall’ultimo Rapporto sulla povertà, tenendo conto – come sottolinea l’Arcivescovo di Trento – che “quanto emerge da questi dati è solo una piccola punta dell’ iceberg dei poveri in Trentino, dal momento che la richiesta di aiuto è l’ultimo stadio di un percorso di disagio. C’è una massa impressionante di persone che sono nella condizione di poveri, anche se non ancora censiti”.
Prima alla stampa e poi alle persone interessate il documento biennale di Caritas diocesana e Fondazione Comunità Solidale è stato illustrato venerdì scorso al Vigilianum alla vigilia della Giornata mondiale dei poveri, richiamata in tante parrocchie e “celebrata” nel pomeriggio di domenica 18 novembre presso la chiesa di San Francesco Saverio. Riprendendo anche le intenzioni di Papa Francesco il delegato vescovile per la testimonianza e l’impegno sociale, don Cristiano Bettega, ha osservato che “al là dell’attività svolta a favore dei poveri, da operatori e soprattutto volontari, resta fondamentale la provocazione che deriva dal Rapporto alle comunità e ai singoli. Caritas per me è sinonimo di conversione, lasciarsi interrogare, non sottrarsi alla domande, avere la consapevolezza di andare un po’ in crisi. E chiedersi: di fronte a tutto ciò io cosa posso fare? Dati apparentemente neutrali, in realtà attendono domande e stimolano risposte”.
Dalle pagine del X° Rapporto, commentato dal sociologo Paolo Molinari, ricercatore dell’IRES, emerge un quadro completo dell’attività di Caritas e Fondazione: in tutto sono 3.421 le persone in situazione di bisogno incontrate nel 2017 dalle due realtà. Un andamento in aumento rispetto al 2016 (+4,3%), collegato all’incremento e alla diversificazione dei servizi, dati dalla costituzione di due nuove aree migranti e lavoro e dall’apertura di alcuni nuovi Centri di Ascolto sul territorio.
Il 37% sono italiani (1.263), 14% europei provenienti per lo più dai Paesi balcanici e dell’Europa dell’Est. Importante la presenza di cittadini africani (36%): oltre la metà degli stranieri è cittadina di un Paese africano al momento dell’incontro con i servizi diocesani; in particolare la cittadinanza marocchina è la più rappresentata (oltre 1 straniero su 5). Tra gli asiatici (11%), la maggior parte sono pachistani.
“Mi piace pensare – ha osservato l’Arcivescovo dopo aver seguito la presentazione del rapporto dal titolo “Volti di comunità” – una Chiesa che si confronta con i poveri, prima che con la povertà. Tutto cambia se dietro i numeri so riconoscere i volti, con nome e cognome. La nostra Chiesa deve imparare a dare ai poveri un nome proprio”.
TRE PRIORITA’
La prima priorità, legata agli interventi economici e all’accompagnamento alla gestione del denaro, non è nuova, ma è un bisogno che appare sempre più variegato e trasversale e chiama in causa singoli, famiglie, giovani e meno giovani.
La seconda, relativa ai richiedenti protezione internazionale è di estrema attualità e coinvolge persone e famiglie accolte attraverso programmi di accoglienza per richiedenti asilo e corridoi umanitari.
Infine, si racconta di alcuni percorsi di riacquisizione di residenza per persone senza dimora, per le quali tornare a godere di un diritto che dovrebbe essere garantito a tutti può ricostruire esistenze e ridare dignità.
Le cinque aree
ASCOLTO: nel corso del 2017 i numerosi servizi afferenti all’area Ascolto (rappresentata per lo più dai 38 CedAS e PAP presenti sul territorio della diocesi) hanno incontrato 2.761 persone, in maggioranza uomini e persone straniere (entrambi il 60% sul totale). Emerge una presenza significativa di persone adulte dai 50 anni in su (37%).
La maggior parte delle persone vive in famiglia (58% del totale), nell’86% dei casi si tratta di nuclei familiari con bambini; tra questi anche genitori soli con figli a carico.
Gli interventi nel 2017 sono stati 20.014, poco meno della metà riguardano gli alimenti, seguono ascolto e accompagnamento, sussidi e finanziamenti, beni e servizi materiali (mobilio, buoni viaggio…). Circa i sussidi e finanziamenti economici, che consentono risposte più strutturate con percorsi di fuoriuscita dal disagio, la somma erogata nell’ambito del progetto Credito solidale nel 2017 è stata di oltre 49.000 euro.
Proseguono le attività di Unità di Strada di Trento e Rovereto, che incontrano persone senza dimora presenti sul territorio e del “Servizio carcere” a favore dei detenuti privi di riferimenti sul territorio.
ACCOGLIENZA: sono presenti nei Comuni di Trento e Rovereto 5 strutture a bassa soglia (per ospitalità serale e notturna per persone prive di dimora) che durante l’anno offrono complessivamente 146 posti letto. Si rivolgono solo a uomini e nel 2017 hanno incontrato 620 persone: tra queste vi è una preponderanza di stranieri. Il Pakistan rappresenta il primo Paese di cittadinanza, 108 persone, pari ad un quinto delle persone incontrate.
ABITARE: presenta 12 progettualità, che insistono soprattutto sulle città di Trento e Rovereto, ma vi è una presenza di strutture anche in Val di Non, Valsugana e Vallagarina. L’area si compone di 52 alloggi. Nel 2017 gli ospiti sono stati 147 rappresentati per lo più da italiani (60%) e uomini (59%). Si segnala la presenza di bambini e ragazzi minorenni (22%), accolti insieme al proprio nucleo familiare di riferimento.
MIGRANTI: nel 2017 le persone incontrate nei programmi di accoglienza per richiedenti asilo e corridoi umanitari sono state 187, a cui è stata proposta un’accoglienza in 29 alloggi diffusi sul territorio provinciale. Oltre la metà dei migranti accolti sono under 30, mentre il 17% del totale è costituito da bambini o ragazzi accolti nei propri nuclei familiari.
LAVORO: i servizi messi in campo sul piano dell’orientamento e dell’inserimento lavorativo nel 2017 hanno visto il coinvolgimento di 89 persone, per lo più uomini (62%) ed italiani (55%). In particolare vengono supportate persone uscite dal mercato del lavoro e che a causa dell’età avanzata (30% delle persone hanno tra i 50 e 64 anni) trovano difficoltà nel ricollocarsi.
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