Leggere la parodia di una grande opera non fa mai male: perché la riduce ad una dimensione più umana, togliendola dalla sua grandezza, e la arricchisce di umorismo e di spiccia quotidianità. E’ il caso di # (non) piove di Massimo Parolini, uscita di recente per le edizioni LietoColle (pag. 60, euro 13). Docente nella scuola trentina, critico letterario e poeta, Parolini si cimenta qui con un testo teatrale: un atto unico che, partendo dalla celeberrima Pioggia nel pineto di Gabriele d’Annunzio, vede dialogare nella contemporaneità il poeta con una delle sue più raffinate ispiratrici, Eleonora Duse – i due sono ritratti nel bel disegno di copertina di Paolo Dalponte.
E’ un testo che scorre piacevolmente, ma ad uno sguardo non superficiale rivela una critica socioculturale a tutto tondo, complessa e irrequieta. Partendo dalla pioggia e dall’atmosfera incantata del pineto, Parolini si amplia alla cultura odierna e ai suoi linguaggi, incolori e livellati al basso. Essi rispecchiano, come scrive Paolo Puppa nell’introduzione, “un paese corrotto e alla deriva, nel tempo opaco della mediocrazia”. Le molte citazioni, da Dante a Leopardi, da Ungaretti a Pasolini a Montale (autore di una nota parodia dannunziana pubblicata in Satura, nel 1971), fanno da contrasto all’avvilimento culturale, laddove ad un esame di maturità il Vate viene definito “un estetista” – cioè qualcuno intento a limare calli e a tagliare unghie.
Allo stesso modo l’autore ironizza sull’inglese d’accatto imperversante nell’italiano odierno: “Non piove sul gluten free e sui talent show, / sui master chef e sui fashion trends, / sui takeaway e gli instant book “. E, citando Pasolini, mette l’accento anche sui gravi problemi attuali: “Non piove nel ventre dell’enorme cicala / dell’Italia spiaggiata dai disperati / fuggiti dalla terra e dal mare rifiutati”. Un’opera, dunque, che oltre alla vivacità lessicale e ironica ci propone più di un tema riflessione sull’Italia odierna.
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