Il vento che ha colpito il 30 ottobre tutta l’Italia del Nord con raffiche stimate intorno ai 140 km orari ha provocato ingenti danni alle aree forestali italiane. In un giorno solo sono stati abbattuti tanti alberi quanti se ne abbattono in tutta Italia in un anno di attività selvicolturale: circa otto milioni di metri cubi di legno, di cui 1,5 milioni, secondo le stime di Pefc Italia, l’organizzazione non governativa che rappresenta la certificazione di gestione sostenibile delle foreste e della filiera dei prodotti forestali, nelle sole valli di Fiemme e Fassa, e poco meno in Alto Adige. Stessa situazione in Veneto (Altopiano di Asiago, Feltrino, Agordino, Comelico) e in Friuli Venezia Giulia (Carnia, Dolomiti Friulane, Cansiglio). Ci sono centinaia di chilometri di strade forestali da risistemare. “La situazione è gravissima: ci vorranno 100 anni per far sì che la situazione torni in equilibrio”, afferma Antonio Brunori, segretario generale di Pefc Italia. Il danno tocca l’ambiente e il paesaggio, ma anche l’intera filiera del legno, come evidenzia il Congresso nazionale di Selvicoltura in corso a Torino fino al 9 novembre.
La Sat: rischio diffuso
La Sat – Società degli alpinisti tridentini invita gli escursionisti a valutare attentamente e con responsabilità l'opportunità di intraprendere escursioni lungo i sentieri. “Frane, smottamenti, schianti di alberi, piene di rivi e torrenti possono rendere estremamente pericoloso, se non impossibile, il transito lungo alcuni itinerari”. Prima di partire è necessario informarsi localmente. La Sat parla di “rischio diffuso” per tutto il Trentino.
Disastro e solidarietà
Anche il Bellunese, lungo il confine con il Primiero e non solo, è stato devastato lo scorso 29 ottobre da piogge torrenziali e da un vento fortissimo. Quasi 100mila ettari di bosco sono andati distrutti e ora sono da mettere in sicurezza. 100 km di strade sono stati danneggiati (nella foto, Auronzo), 160mila utenze sono rimaste senza elettricità, numerose comunità isolate, centinaia di persone hanno dovuto lasciare la loro casa, scoperchiata dal vento o invasa da acqua e fango. Tutto ciò ha smosso anche tanta solidarietà. Ora si attende un aiuto esterno, soldi ma anche una nuova progettualità per la montagna.
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