Con il parroco di Mezzocorona don Agostino Valentini, ex direttore di Vita Trentina, approfondiamo la condizione giovanile e quella anziana.
“La maggioranza dei giovani – osserva – non trova più un punto di aggregazione negli oratori, pur rinnovati nelle strutture, e diserta proposte e momenti di formazione e ancor più le celebrazioni religiose, cominciando dalla Messa domenicale. Risulta così assai difficile intercettarli, anche per accogliere le loro attese. Pure i plessi scolastici restano ambienti per lo più estranei ad un approccio con l’esperienza religiosa, al di là della frequenza all’insegnamento della religione, mancando ogni raccordo con le loro parrocchie di origine. Questo di stacco si avverte in maniera ancora più marcata negli studenti che frequentano le superiori a Trento, Rovereto e Cles”.
Quindi dopo gli anni della catechesi…”
Sì, nella maggior parte degli adolescenti e dei giovani si verifica una diserzione generalizzata dalle attività parrocchie pur sussistendo un modesto numero di adolescenti e di giovani che si occupano degli oratori e fanno parte di gruppi di aggregazione come gli scout. Anche nell’ambito del volontariato e dell’impegno civile gruppi, associazioni, istituzioni lamentano una scarsa presenza giovanile; da ciò ne deriva che il ricambio generazionale si fa sempre più precario, mettendo in crisi non poche realtà un tempo assai fiorenti. “I social ci stanno spegnendo la vita”, come affermava recentemente a Rovereto lo psichiatra Vittorino Andreolli, osservando che tanti giovani vivono connessi con due cervelli – digitale e di carne – trasformando i mezzi tecnologici “protesi per la mente”.
Se oggi la Chiesa parla di “emergenza educativa” non è per aggiungersi al coro delle sterili geremiadi, ma per allertare tutti, a cominciare dai genitori, a prendere coscienza del fenomeno per darsi una mossa, così da non soccombere all’emergenza e trasformarla in opportunità. Ma questo comporterebbe una maggiore collaborazione tra parrocchie e famiglie che invece è piuttosto latitante, come del resto nell’ambito scolastico.
Un altro tema, l’invecchiamento della popolazione?
La denatalità è un problema serio del Trentino a cui non sfugge la Piana Rotaliana: risulta evidente nella diminuzione degli utenti della scuola, dalla materna alle superiori, e dal numero decrescente dei battesimi che si celebrano nelle parrocchie. Cresce invece l’aspettativa di vita al punto che non è raro celebrare le esequie di persone che hanno raggiunto il secolo di vita. Al di là dei problemi sociali indotti dall’invecchiamento della popolazione e quindi dal crescente numero di persone che hanno bisogno di assistenza continua e specifica, una carenza di formazione si riscontra nelle “badanti”, per lo più straniere, e dall’insufficiente risposta di istituzioni atte ad ospitare persone difficilmente gestibili in ambito familiare.
E le due Case di Riposo di Mezzocorona e di Mezzolombardo? Vediamo che non sono in grado di fare posto a tutte le persone della Piana Rotaliana richiedenti ospitalità. La collocazione delle due strutture assistenziali nel contesto delle due borgate consente ancora un legame forte con le loro famiglie e con la popolazione, legame che si esprime in un volontariato diffuso e articolato, anche di natura religiosa, che mantiene queste strutture assistenziali per gli anziani dentro l’ambito vivo delle rispettive comunità.
Per le persone anziane e ammalate che vivono nelle loro case entra in gioco una presenza delle comunità cristiane nei loro confronti che si esprime con un volontariato che dimostra attenzione per le loro diverse esigenze, comprese quelle religiose, spesso in stretto collegamento con le rispettive parrocchie. Si tratta di valide esperienze, diffuse in modo vario in tutti i paesi, che sarebbe opportuno potenziare e incrementare meglio, così da mantenere un legame vivo tra le persone che sono nel bisogno e le loro comunità civile e parrocchiali di riferimento.
Fernanda Tapparelli
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