Una settimana in Terra Santa, ospitati dai loro “colleghi” israeliani della “Michlelet Ort, Givat Ram School” di Gerusalemme. La testimonianza di sedici studenti del Russel di Cles
Conoscenza, dialogo e rispetto. Sono le parole che hanno caratterizzato il viaggio di sedici studenti di terza, quarta e quinta del Russel di Cles. Accompagnati dagli insegnanti Roberto Brugnara e Aurora Dionisi, sono volati in Israele il 3 ottobre e, per una settimana, sono stati ospitati in famiglia dai loro “colleghi” dalla “Michlelet Ort, Givat Ram School”, che per primi erano venuti quest'estate in Trentino. Un'esperienza singolare e particolarmente intensa – resa possibile grazie alla collaborazione con la municipalità di Gerusalemme – che abbiamo chiesto di raccontare ai nostri lettori a due protagoniste di questo viaggio.
3 ottobre
Nel pomeriggio siamo arrivati alla Michlelet Ort School dove gli studenti israeliani ci hanno subito accolti con grande entusiasmo e ci hanno fatto conoscere le rappresentanti della municipalità di Gerusalemme, Merav Levy e Françoise Cafri, che hanno reso possibile questo viaggio. Dopo lo spuntino che ci avevano preparato, ognuno si è diretto nella rispettiva famiglia ospitante.
4 ottobre
Entrando subito nel vivo dell'avventura, siamo partiti per un viaggio di due giorni nel deserto del Negev. La prima tappa è stata Qumran (nell'attuale Cisgiordania), luogo del ritrovamento dei cosiddetti Rotoli del Mar Morto: questi testi sono di grande significato religioso e storico in quanto comprendono alcune delle più antiche copie dei libri biblici.
Continuando il nostro viaggio nel tempo abbiamo poi visitato la cascata di David nel Parco Naturale dell'oasi di Ein Gedi. La fonte inizialmente, messa a confronto con il panorama delle nostre valli, ci sembrava molto misera ma l'arida cornice ne esaltava l'importanza. Non poteva esserci una conclusione migliore a questa intensa giornata della passeggiata sui dromedari.
5 ottobre
Anche per il giorno seguente ci aspettava un itinerario entusiasmante che cominciava con la visita alle rovine di Masada, un'antica cittadella, nonché ultimo baluardo della resistenza degli ebrei Zeloti contro Roma, fatta costruire da Erode il grande, re della Giudea. La maestosità di questo sito e la veduta mozzafiato ci ha fatto cogliere il motivo della sua importanza.
Lasciandoci questa solenne atmosfera alle spalle, ci siamo rilassati sulle spiagge del Mar Morto e abbiamo galleggiato nelle chiare ma poco fresche e ancor meno dolci acque del grande lago.
6 ottobre
Lo shabbat è trascorso fra tradizione e innovazione: alcuni hanno partecipato al rito kiddush mentre altri hanno passato una giornata tra il mare e la città di Tel Aviv. Alla sera tutto il gruppo si è riunito nell'antica Città di David per assistere al “Light&sound show”, rappresentazione della vita del re.
7 ottobre
La giornata di domenica è stata completamente dedicata alla visita della città antica, dove abbiamo avuto modo di entrare in contatto con tradizioni e culture diverse dalle nostre. Oltre all’esperienza unica del percorso sotterraneo seguendo il tragitto dell’antico acquedotto, ci siamo recati ai luoghi sacri per due religioni monoteiste. Unendoci ai fedeli raccolti in preghiera al Muro del Pianto ed entrando nella basilica del Santo Sepolcro, abbiamo avuto una prima impressione della varietà religiosa presente a Gerusalemme. In particolare all’interno del sito cardine di tutta la cristianità, siamo rimasti colpiti dalle diatribe che spesso sorgono fra le varie confessioni, al punto tale che alcune comunità a fatica riescono a ricavarsi un piccolo spazio per la celebrazione domenicale.
Nel pomeriggio, in seguito alla partecipazione ad un rito della Chiesa armena, abbiamo avuto l’occasione di incontrare padre Francesco Patton, trentino e Custode di Terra Santa. Egli ci ha illustrato l’operato della Custodia, che da secoli opera in Medio Oriente, e l’evoluzione del conflitto israelo-palestinese. Per noi è stata un’ottima opportunità per riflettere su vicende di attualità e per comprendere a fondo l’importante ruolo svolto dai padri francescani.
8 ottobre
Il complesso di Monte Herzl, dedicato appunto al fondatore del movimento sionista Theodor Herzl, è stato oggetto della nostra visita nel giorno di lunedì. Qui è stato per noi possibile non solo conoscere quest’importante figura del XIX secolo, ma anche commemorare i personaggi che hanno giocato un ruolo fondamentale nella storia dello Stato di Israele, recandoci all’interno del cimitero cittadino.
Sulla stessa collina sorge inoltre Yad Vashem, ente nazionale israeliano per la Memoria della Shoah. L’atmosfera toccante e rispettosa del luogo ci ha spinti a riflessioni e considerazioni affinché questa oscura pagina della Storia non venga dimenticata e per evitare che tali episodi si verifichino ancora.
9 ottobre
A distanza di pochi minuti da Gerusalemme, abbiamo trovato una realtà completamente differente. Entrando nella cittadina di Betlemme attraverso il checkpoint, utilizzato ogni giorno da numerosi lavoratori e da persone comuni, abbiamo varcato il confine fra gli Stati di Israele e Cisgiordania. La linea divisiva non è solamente geografica, bensì fisicamente tangibile: con tratti di filo spinato intervallati da un vero e proprio muro, costituisce una barriera di 730 chilometri. La sensazione, provata non solo dai cittadini palestinesi, ma anche da noi visitatori, è quella di essere reclusi; l’ingente mancanza di libertà, inoltre, mina i valori di comune convivenza, innanzitutto tra persone prima che tra etnie. Qui, svolge la sua attività la scuola cristiana di Betlemme, che accoglie bambini e ragazzi e si impegna per la loro educazione. Nonostante la predominanza di studenti cristiani, non sono esclusi casi di frequentazione da parte di giovani di religione musulmana.
Al ritorno in città abbiamo vissuto l’esperienza colorata e rumorosa del mercato ebraico. I profumi delle spezie si mescolavano alle tonalità accese dei frutti esotici, e nell’atmosfera caotica abbiamo assaggiato sapori nuovi e pietanze a noi sconosciute.
10 ottobre
Il momento di ritornare a casa è purtroppo arrivato in fretta. Con qualche lacrima di commozione, dettata dai profondi rapporti che si sono creati fra noi ragazzi, ci siamo salutati, certi però che non sarebbe stato un addio.
Daniela e Aurora
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