Il diritto si deve misurare con le sfide poste da un progresso scientifico inarrestabile, in tutti i campi
Il 51° Convegno dell’Istituto di Scienze sociali di Vicenza “Rezzara”, in sintonia con i precedenti, ha proposto un tema di significativa attualità: “Diritto alla vita fondamento di tutti i diritti”. Si è svolto presso l’Istituto di Scienze religiose a Monte Berico il 28-29 settembre con la conduzione e il supporto culturale del prof. mons. Giuseppe Dal Ferro, direttore del “Rezzara”. Nella prolusione sul tema “Il dono della vita” mons. Giampaolo Crepaldi, arcivescovo di Trieste, ha esortato i cristiani, specie i laici, all’impegno sul piano politico-legislativo di fronte alla “tragica gravità” dell’aborto, dell’eutanasia e della fecondazione artificiale: è “un dovere e un atto di carità”.
Delle trasformazioni del concetto di diritto alla vita, prodotte nella postmodernità da fenomeni geopolitici,religiosi e scientifici (fine XV sec.-inizio XVII) sono stati illustrati gli effetti dal prof. Claudio Sartea (Università Tor Vergata, Roma). Tra essi, la sostituzione di un’etica intramondana a quella cristiana, la fine della metafisica e del finalismo, l’empirismo,il meccanicismo, l’individualismo libertario. In tema di manipolazione genetica considerata sotto il profilo bioetico il prof. Adriano Pessina (Università Cattolica, Milano) ha evidenziato gli interessi scientifici ed economici che sostengono la ricerca in questo campo. Si è creata una “comunità transnazionale” omogenea, in cui con l’ingegneria genetica si sono realizzati cospicui profitti.
Le conseguenze sull’identità e corporeità della persona e sulle relazioni umane non contano? Come può il diritto affrontare un progresso tecnologico inarrestabile? Il prof. Simone Penasa (Università di Trento) ha indicato una via nell’individuazione nei principi costituzionali di “un punto fermo, non immobile”, ispirato a pluralismo, laicità, rispetto della persona; i modi sono la mediazione e l’alleanza tra diritto e scienza, adottate per la Legge n.40, 2004 sulla procreazione medicalmente assistita. Un “banco di prova” è la scoperta del genome editing , che consente di intervenire sul DNA per correggere anomalie cromosomiche.
Sulla tutela della vita nel diritto internazionale è intervenuto il prof. Ennio Triggiani (Università di Bari). Dopo la “Dichiarazione universale dei diritti” dell’ONU (1948), essi furono recepiti in Atti internazionali e in gran parte delle Costituzioni degli Stati e nel 2000 fu promulgata la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea. La loro attuale crisi esige una riaffermazione dei principi di solidarietà, inviolabilità e rispetto della persona.
Problematico è il rispetto della vita in carcere. Il dott. Lorenzo Miazzi, presidente della Sezione penale del Tribunale di Vicenza, ha ricordato tra i mali più gravi il sovraffollamento. La Corte europea dei diritti umani interviene per i casi di maltrattamenti fisici, ma nel nostro Ordinamento penale la tortura “non è nominata”. La pena di morte, abrogata nel 1890 e reintrodotta nel 1926, fu abrogata con l’entrata in vigore della Costituzione (1948); nel Codice militare di guerra nel 1994. Ma neppure l’ergastolo è conforme a umanità.
Dell’inappagata ricerca di senso dell’esistenza il prof. Angelo Lascioli (Pedagogia speciale, Università di Verona) individua la causa nella difficoltà di “abitare il proprio limite, di stare nella propria esistenza qui e ora”. Per riguadagnare valore di senso propone l’incontro con le persone che vivono una condizione di disabilità. Vi sono persone con disabilità complesse vissute con dignità umana, altre protagoniste di eccellenze. Entrambe testimoniano la “bellezza della vita” e insegnano a “stare al mondo”.
Il prof. Domenico Simeoni (Università Cattolica, Milano) ha tracciato alcune linee-guida della pedagogia dell’alterità in merito ai processi formativi del rapporto con gli altri: la disponibilità della coppia a lasciarsi cambiare dalla nascita di un figlio, l’intersoggettività in famiglia, la trasmissione del sapere a bambini e adolescenti in famiglia e a scuola mediante un “ dialogo generativo” di identità.
Presentando il tema della vita in ambito produttivo, il prof. Leonardo Becchetti (Università Roma2) ha prospettato il modello di un’azienda non massimizzatrice di profitti, ma socialmente responsabile, coesa e aperta alla creatività e al capitale umano.
Quanto all’informazione, in cui la tv rimane “maggioritaria” (Facebook 35%, tg 60,6%), il prof.Davide Girardi (IUSVE) ha fatto notare che nei tg le notizie delle crisi umanitarie sono marginalizzate in confronto allo spazio lasciato ai problemi della sicurezza.
Floriana Tagliapietra
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