“Siamo italiani di lingua e di abitudini, però facciamo parte dell’Impero austroungarico”, rispose Maria. A Emma sembrava una storia un po’ complicata e quando a scuola vide la cartina geografica dell’Italia, una terra a forma di stivale, protesa nel mare azzurro, e seppe dal suo grande amico Pietro che suo zio Amadeo si riuniva di nascosto con altri che come lui volevano passare all’Italia, rimase colpita. Maria, la sorella Emma, il fratellino Aurelio con il gatto Freccia e Pietro sono i protagonisti del romanzo storico per ragazzi di Francesca Candotti De Guido Quattro ragazzi (e un gatto) profughi in Moravia (New-Book edizioni, 2017), un racconto ambientato nella primavera del 1915 che prende le mosse dalla vita dei quattro giovani e delle loro famiglie, coinvolte in vicende drammatiche, per allargare lo sguardo e raccontare l’epopea della gente trentina deportata in massa all’interno dell’Impero Austro-Ungarico in Austria, Boemia e Moravia, quando l’Italia, nel maggio di quell’anno, entrò in guerra contro gli Imperi Centrali.
È il racconto della Grande Guerra vissuta dagli abitanti di quel piccolo territorio di lingua italiana, l’attuale Trentino, che faceva parte del Tirolo del Sud e del Grande Impero e che doveva essere “redento”. Molti Trentini erano già partiti per il fronte, e molti non erano più tornati. Ora anche il Tirolo stava per diventare zona di guerra: l’Italia si preparava ad entrare nel conflitto contro l’Impero per strappargli Trento e Trieste e l’Austria-Ungheria a difendere il confine del Tirolo con l’Italia.
Con uno stile fluido che rende piacevole la lettura e incuriosisce, l'autrice cattura l'attenzione privilegiando una narrazione basata su dialoghi tra i personaggi, collocandoli tra case, scuola, vie e piazze trentine, in movimento come la Storia, e li segue passo dopo passo, mentre guardano Trento diventare una città fortezza, piena di soldati, armi, cannoni, fino ad essere costretti ad andarsene. Nonostante le difficoltà e i disagi della condizione di profughi, i giovani non perderanno l’entusiasmo della loro età e, sperimentando il valore dell’amicizia, della solidarietà e dell’accoglienza, capiranno l’importanza della forza d’animo e della speranza.
Il romanzo è basato su racconti e documenti familiari, e la scrittura diventa strumento rievocativo che dà voce all’esperienza dei genitori e parenti dell’autrice, e al tempo stesso, testimonianza di valori universali grazie a pagine capaci di raccogliere e condividere un’eredità importante. Non a caso il libro è dedicato alla madre della scrittrice, Maria Visintaier, “per il suo magico raccontare gli eventi vissuti di questa storia”, al padre Angelo, giovanissimo Kaiserjäger nella prima guerra mondiale, e ai nipoti “con la speranza e l’augurio di un futuro di pace per tutti i bambini della Terra”.
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