Con una prolusione sulla visione europeista del grande filosofo morto 50 anni fa si è aperto il convegno internazionale voluto a Trento
"L'Europa nasce da una necessità storica, ma si costruisce praticandola e di fronte ad una profonda crisi di orientamento, in cui sono in gioco i valori su cui si fonda la sua identità, per Romano Guardini era una realtà vivente e un compito: si sentiva obbligato a occuparsi della formazione di una coscienza europea, invitando i giovani a percepire l'appartenenza alla propria Nazione in modo nuovo, coordinata con le altre; un appello a superare confini e alla responsabilità per quella che egli definiva vastità terrestre".
Si è aperto martedì 2 ottobre con la prolusione istitutiva della "Cattedra Guardini" affidata alla filosofa Isabella Guanzini, docente di Teologia fondamentale all'Università di Graz, "Un ponte tra due culture", il convegno internazionale dedicato a Romano Guardini (1885-1968) nel cinquantesimo anniversario dalla morte, promosso dall’ Istituto Superiore di Scienze Religiose “R. Guardini” (inaugurato un anno fa) e dal Dipartimento di Lettere e Filosofia dell’Università di Trento.
Apprezzato da alcuni pontefici, tra cui Paolo VI, Benedetto XVI e Francesco, Guardini è stato uno dei più grandi pensatori del Novecento – educatore, docente, sacerdote, scrittore, teologo, filosofo della religione, punto di riferimento nell'opposizione al nazismo – e il 16 dicembre scorso, nel Duomo di Monaco di Baviera, si è aperto il processo di beatificazione.
Negli interventi di apertura in un’aula magna del Vigilianum gremita, l'Arcivescovo Lauro Tisi ha ricordato l'elevato spessore umano dell'intellettuale europeo, definendolo "sentinella della notte". "Con la sua capacità di abitare la Storia lasciandosi interrogare da essa, per noi è una seria provocazione in un tempo in cui le domande creano difficoltà e vogliamo subito le risposte. Egli ha vissuto l'appassionato incontro con Gesù nella concretezza umana, mostrando che la verità cristiana matura in cammino, e che la vita stessa è un cammino, da interpretare come movimento, e perciò chiede di preferire tende da piantare alle case. Inoltre, ci aiuta a riflettere sull'Occidente, che deve tornare a essere grembo di vita dove si elabora il futuro, senza lasciarsi dominare dalla tecnica che impedisce relazioni autentiche. Egli – ha concluso monsignor Tisi – vedeva il rischio di un'esperienza di fede astratta: l'opera del nostro Istituto ha alla base la volontà di frequentare Dio e l'uomo, pronti a gioire per l'esistenza degli altri".
Negli altri interventi d’apertura, introdotti da Milena Mariani, docente dell’ISSR “Guardini”, l’attualità del pensatore di origine trentina (la madre era di Pieve di Bono) è emersa con forza. "L'Università – ha evidenziato il rettore Paolo Collini – non deve essere luogo di sapere assoluto, ma di discussione e di ricerca, come ha mostrato Guardini: l'insegnamento che ci ha lasciato è che la verità è sempre un percorso, frutto di confronto, e non va mai gridata".
Il suo sguardo sul mondo, ha sottolineato don Stefano Zeni, direttore dell'ISSR, può aiutare a "costruire ponti tra due e più culture" mentre il professor Marco Gozzi, neo-direttore del Dipartimento di Lettere e Filosofia, ha notato che Guardini è stato docente universitario per 34 anni e il suo pensiero può ancora interrogare gli studenti, insegnando a restare in dialogo con ogni frammento di verità presente nella realtà. Il professor Alessandro Palazzo, neo-coordinatore del Corso di Laurea in Filosofia ha sottolineato infine l'eterogeneità degli interessi dello studioso, e la presenza al convegno dei massimi esperti del suo pensiero, coinvolti nella redazione dell'Opera Omnia in 27 volumi, alcuni ancora inediti, a cura dell'Editrice Morcelliana.
Partendo dall'interrogativo "Europa con o senza religione?", cuore della riflessione di Guanzini è stato "Il contributo di Romano Guardini a una interpretazione religiosa dell'Europa del presente e del futuro": "La realtà è fatta di opposti e l'esperienza religiosa permette di cogliere la profonda unità del reale: nella fedeltà a esso, Guardini propone un Cristianesimo capace di fare pace tra le differenze, una fede che sa stare nelle contraddizioni senza cadere nel nichilismo".
Il volto dell'Europa porta l'impronta di varie culture, è uno spazio generativo e dinamico in cui gli opposti possono riconoscersi senza annientarsi: l'unità nella molteplicità. Ad essa è affidato, secondo Guardini, “anche un compito di critica e contenimento del potere di scienza e tecnica, contro il rischio di un uso arbitrario, per metterlo al servizio del bene comune”. Attraverso gli approfondimenti delle altre sessioni del convegno, che si conclude giovedì 4 ottobre, è emersa la poliedricità dell’opera di Guardini che merita di essere rilanciata in una prospettiva anche interdisciplinare e dialogica, la vocazione dell’Istituto trentino che porta il suo impegnativo nome.
Lascia una recensione