Una miscellanea di scritti diversi (racconti di viaggio, divulgazione storica, note letterarie) e un filo conduttore che unisce il tutto in modo organico e osmotico. E’ Verso il Brennero. Luoghi nel tempo di Roberto Antolini (Publistampa di Pergine). Sono racconti attraverso i luoghi della terra trentina, che attraversano il tempo e includono biografie e paesaggi; una geografia filtrata attraverso la lente della memoria. E della fedeltà alla terra. La propria terra. Roberto Antolini ha scritto queste pagine mettendoci dentro una parte ampia di sé, la sua professione, la sua passione. Che non è solo passione per la storia in astratto, ma per le persone che la storia la compongono e la vivono (l’hanno vissuta) tramandando a noi insegnamenti non effimeri, duraturi.
E’ un libro, questo, che ti fa attraversare i posti, quasi annusandoli e riconoscendoli – è stato detto – da sud a nord, dal confine veronese, attraverso Rovereto e su, fino al Brennero, rievocando luoghi e temperie, persone e atmosfere. Dietro una scrittura apparentemente oggettiva si palesa un lirismo che sconfina con la poesia, se poesia significa addentrarsi nell’anima delle persone e delle vicende vissute, dei luoghi, appunto, che sono stati scenario di percorsi esistenziali personali e di storie collettive. In questo senso Verso il Brennero… è anche un libro di narrativa ed offre un’interpretazione di quanto viene esposto e citato e risulta chiaro per chi parteggia l’autore: per la propria terra, in questo senso sì, terra “patria”, terra dei padri, dalla stretta di Ceraino si risale il corso dell’Adige, dalla pianura all’area alpina accanto all’“acqua verde salvia”, “si varca una soglia non solo geografica”. E’ un riconoscersi nel senso del viaggio, un riconoscere le vite raccontate e vissute – si tratta tutti di personaggi storici: i Tartarotti, i Vannetti – (molto belle le pagine “roveretane”, la via della seta, le vicende della Rovereto sei-settecentesca): è questo che fa la storia, la compone e la rende attuale. E’ pure, quello di Antolini, un viaggio fatto con lo sguardo, come quello rivolto, sopra Lavarone, alle comunità italiana e tedesca che ha riguardato i cimbri di Luserna. E’, in definitiva –come è stato ripetuto – un atto d’amore per questo territorio, fra il veronese e il Brennero in un confine che è anche confine linguistico tra mondo mediterraneo e mondo germanico dove sono passati, lungo la storia, i commerci e i mercanti e (ahinoi!) tanti eserciti e armi, e odio che le armi generano e allargano a dismisura.
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