Nell’Assemblea pastorale dell’Alto Garda il vescovo Lauro invita ad “andare al largo” con fiducia nel futuro
“Se il buongiorno si vede dal mattino…”. Si coglievano commenti positivi sabato scorso a Dro al termine della prima delle otto Assemblee pastorali (Ap): non tanto per le 300 presenze nell’accogliente oratorio (“non siamo qui per contarci e inorgoglirci”, ha anticipato il vicario di zona don Dario Silvello), quanto per l’ascolto dei “segni dei tempi” sul territorio, con l’atteggiamento dell’uomo ferito che si affida soltanto a Gesù, buon samaritano, indicato dall’Arcivescovo.
Nella zona impreziosita dal Garda e dagli altri laghi (da Ledro a Terlago, da Toblino a Cavedine) un’immagine lacustre di Saint Exupery ha innescato la riflessione. “Se vuoi costruire una barca, non radunare i tuoi uomini per dare loro ordini dettagliati, ma fai nascere nel cuore dei tuoi uomini il desiderio del mare”. Secondo mons. Tisi, esso è il desiderio di Gesù di Nazareth per i cristiani che sono chiamati ad abbandonare il piccolo cabotaggio di una navigazione senza orizzonti, bensì a prendere il largo con fiducia, prendendo atto che “c’è vento, c’è futuro, c’è mare aperto”. Ma per lasciarsi spingere dallo Spirito ci vuole l’atteggiamento della vera umiltà, che non va intesa come “gregariato irresponsabile e tattico”, ma come “stupore rinnovato per la vita e per il sole che sorge ogni mattina”.
La Chiesa-luna
Come hanno poi raccontato alcuni testimoni di questi segni di vitalità, sono le storie feriali di “santità quotidiana” a rendere la Chiesa profezia gioiosa per il mondo, invece che ridursi a sterile nostalgia del passato. Una Chiesa soprattutto “capace di rendere grazie”, per quello che avviene anche nelle piccole comunità di periferia.
Le esperienze hanno preso il la dagli accordi delle chitarre e dei cajon dei ragazzi di “Skitarriamo”, gruppo di famiglie che anima le comunità di Nago Torbole, come ha spiegato Carla Marta Bruni. I riflessi della crescita dell’Unità pastorale di Ledro sono stati illustrati da Daria Zecchini che ha ripreso dal vescovo la visione di una Chiesa-luna, che non brilla di luce propria. “Siamo stati una luna a volte pallida, a volte piena, ma sappiamo che il sole è un altro, è Lui a renderci luminosi”.
La Caritas Valle dei Laghi si è resa visibile con un bel video artigianale (un modo di “dare testimonianza” convinto e convincente) in cui Carlo Benigni e Luciana Rigotti hanno insistito sulle pedagogia dei fatti e sul coinvolgimento della comunità. Valori che innervano anche il servizio ai malati, impegno interdecanale a San Giuseppe di Riva e Arco, evidenziato da don Walter Sommavilla, da Simona Proietti Costantini e Sonia Consumo, come valorizzazione anche del ministero straordinario dell’Eucaristia. E infine il mondo della scuola pubblica, ambiente di vita talvolta dimenticato dalla pastorale. Lo ha frequentato lo scorso anno il vicario parrocchiale di Riva don Mattia Vanzo (pure moderatore dell’assemblea) che negli istituti superiori ha incontrato quasi 500 studenti in tre incontri in 50 classi sulle scelte di vita. Ne riparleremo.
L’Arcivescovo ha risposto ad alcuni interrogativi formulate per iscritto a metà mattinata: alcuni, più articolati, troveranno spazio nella rubrica “Domande di vita” apertasi nel numero scorso del nostro settimanale, altri lo hanno portato a illustrare la riforma della Curia diocesana per adeguarla ad una pastorale non più di conservazione ma di evangelizzazione. Si è riferito in particolare all’azione missionaria che nell’area “Testimonianza e impegno sociale” potrà assumere un respiro sempre più diocesano, così come la pastorale famigliare in relazione con gli altri servizi dell’area “Annuncio e sacramenti”.
“Cose mai viste”
Ma la direzione principale di ogni rinnovamento parte da una miglior conoscenza di Gesù di Nazareth attraverso la sua Parola. La voce dei giovani Silvia Cozzini di Padergnone e Simone Bombardelli di Dro che assieme a suor Barbara ha espresso l’efficacia del cammino “Passi di Vangelo”, esportato in periferia ogni mese dopo l’incontro col Vescovo a Trento. Una delle tre direttrici di impegno futuro è proprio il radicamento di questo esperienze nella zona pastorale, assieme alla parallela iniziativa per gli adulti diffusa in diocesi con la sigla “Sulla tua Parola”.
La seconda priorità indicata dal Vescovo per favorire una comunità di “credenti credibili” è un centro di spiritualità per ogni zona pastorale, ovvero un ambiente di silenzio in cui preti, religiosi e religiose o anche laici possano offrire un servizio di ascolto, a chi vuol “depositare le proprie sofferenze, imparare a pregare e trovare accompagnamento spirituale”.
La terza realizzazione, illustrata dal vicario don Silvello, è la costituzione entro ottobre del Consiglio di Zona Pastorale (è previsto, insieme ai laici, solo un prete per ogni ex decanato): luogo di comunione e coordinamento non solo logistico, per far crescere invece quelle che mons. Tisi definisce “cose mai viste”, suscitate dallo Spirito che soffia come l’ora del Garda.
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