In direzione ostinata e contraria

Una folla di giovani, più di 800 ragazze e ragazzi giovanissimi, e in molti sono rimasti fuori assiepandosi in piazza Duomo – e stavolta gli adulti erano un’esigua minoranza – ha riempito l’Auditorium Santa Chiara di Trento venerdì 7 sera per la serata inaugurale del Convegno nazionale di Emergency, l’associazione fondata da Gino e Teresa Strada ormai tanti anni fa. E’ il segno questo, la presenza straordinaria di donne e uomini nella loro prima giovinezza, che Emergency continua ad avere un’attrazione forte e non effimera, altrimenti impensabile nell’animo giovanile. Occorre essere visibili – è stato detto e ripetuto – specie in un momento come questo, in Italia, in cui alcuni diritti fondamentali vengono gravemente messi in pericolo, e nel mondo, alla deriva spesso, senza una bussola, una direzione di marcia, nel segno del rispetto e della pacificazione vera.

Gino Strada, medico chirurgo sui fronti di guerra (ha operato e “operato” in ambulatori di fortuna, in situazioni estreme, al limite dell’immaginabile a Kabul e negli sconosciuti avamposti sanitari delle tante periferie dell’abbandono) ha voluto ripercorrere le tappe fondamentali di Emergency, a cominciare dal 2003, la guerra in Afghanistan, e poi quella in Iraq con quell’orribile ossimoro “guerra umanitaria” (mai nessuna lo è, semmai la negazione più radicale e macabra del nocciolo dell’umano, donne e uomini e bambini e anziani in carne ed ossa che aspirano – aspiravano – solo a poter vivere). Così oggi continua la seria infinita delle bugie, come far credere che sono i migranti a rovinare tutto nella nostra Italia; che la Libia è un “porto sicuro” ove poterli mandare una volta respinti dalla “fortezza” Europa.

In Italia, Emergency c’è. In Italia dove 11 milioni di concittadini non si curano – non possono curarsi perché costa troppo – e si mette in discussione il principio universalistico del diritto alla salute per tutti, proprio per tutti. “Il passato può tornare! – ha ammonito Strada, invitando a tenere alta la tensione, all’erta come sentinelle al mattino in difesa della democrazia (come aveva fatto Dossetti alcuni anni fa, quando i principi fondamentali della nostra Costituzione si trovavano in bilico). Attenti a non cedere all’“assuefazione all’odio!”, ha rimarcato la presidente di Emergency, Rossella Miccio.

Emergency è presente non solo in Medio Oriente e in Africa, ma pure, si diceva, nelle periferie della miseria italiana, a Castel Volturno a sud, dove certi campi di lavoro sono di un degrado maggiore rispetto ai campi profughi del Sud Sudan; a Marghera, nel vicino Veneto, dove i medici e gli infermieri (le dottoresse e le infermiere, presenza in Emergency rilevante e vitale, presenze vivificanti) visitano negli ambulatori sempre di più italiani come quel paziente che ha perso il lavoro, è stato buttato fuori di casa, dorme per strada, mangia poco e male e comincia a perdere i denti in un degrado che oltre che fisico è sintomo preoccupante di trasandatezza psicologica e caduta di sé. Le “Unità di strada” dell’associazione sono molto attive nel supporto alle vittime di tratta, giovani nigeriane che vengono attirate in Italia con la promessa di un lavoro come parrucchiere e sarte e poi si ritrovano a dover vendere il proprio corpo. Con decine di migliaia di euro da restituire a chi ha organizzato loro il viaggio e quindi “incastrate” in una situazione di vera e propria schiavitù senza alcun sbocco. Qualcuna ce la fa ad uscirne e viene coadiuvata, accompagnata nella sua liberazione. Alle altre comunque si assicura un’amicizia, controlli igienici e sanitari, un accompagnamento reale che crea rapporti umani sinceri nel deserto e nell’anomia dello sfruttamento sessuale. Ecco il messaggio liberante di Emergency, non solo denunciare, ma fare, operare, essere presenti nella concretezza di situazioni di sofferenza e di abbandono. Nell’assiduità delle pratiche quotidiane, nulla di più ma è tutto.

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