E’ emersa la necessità di informarsi e di informare (e non a caso si è fatto riferimento all’appello di padre Alex Zanotelli ai giornalisti perché informino sull’Africa, vedi Vita Trentina n. 27 pagina 31). Si è ricordato il “ricco” Nordest con tante fabbriche piene di lavoratori extracomunitari. E la stessa zona di Albiano e Lases, dove nelle cave di porfido la metà dei lavoratori è straniera. Rivendicare diritti, che devono valere per tutti, altrimenti non valgono per nessuno. Migliori condizioni di lavoro; equi salari. Non – come sovente capita – che appena spiccicano parola rischiano di essere licenziati!
Da parte di don Stefano Volani, decano di Civezzano-Pinè, e da parte dei rappresentanti del Centro Lavoro Porfido si è insistito sul fatto che sulla questione migranti e profughi occorre rompere il silenzio, non accettare un’informazione superficiale o addirittura falsa; bisogna presentare la realtà così come è (a questo servono serate positive come questa, è stato detto: a dare notizie vere, a formare le coscienze). La conoscenza aiuta a fermare una deriva che mira a creare un clima di odio. Per combattere l’ignoranza ecco il ruolo imprescindibile della scuola, a cominciare dalle elementari e medie, dove – ha ricordato la sindaca di Albiano, Erna Pisetta – capita di sentire anche i più piccoli apostrofare altri bambini come “i marocchini”, “i macedoni”, con un chiaro riferimento a quanto hanno sentito a casa dai loro genitori.
E’ stato rivolto anche un forte richiamo alla coscienza cristiana: non si può essere cristiani e chiudere gli occhi di fronte alle sofferenze di tanta gente, girarsi dall’altra parte e dire “non mi interessa”. E’ un atteggiamento di fondo che dobbiamo assumere, ha richiamato don Stefano Volani. Un’attenzione, una cura, per svegliare la coscienza assopita di tanti cristiani, cristiani solo “della domenica”. Un atteggiamento giusto, consapevole: solo così allora si possono trovare soluzioni valide.
Don Beppino Caldera, del Centro missionario di Trento, ha richiamato ai presenti la vicenda di padre Mario Benedetti, di Segonzano, che ha speso una vita in Africa e che oggi, molto anziano, continua a vivere tra i suoi parrocchiani, i rifugiati del Congo in Sud Sudan. “Teniamo accesa la lampada della fede” è il suo motto, da cui deriva il suo stare, nella sua povera capanna, con quella gente abbandonata da tutti. I profughi del Congo provengono dal Nord Kivu, terra ricchissima di risorse minerarie (diamanti, coltan indispensabile per computer e cellulari), dove suor Delia Guadagnini di Predazzo opera in mezzo a 160 mila rifugiati, accampati alla meglio tra savana e foresta.
Chi è che scappa da queste situazioni per noi inimmaginabili? I ragazzi più forti, più sani, coloro che ce la vogliono fare per garantire qualche denaro per mantenere le loro famiglie. Tante le storie che avrebbe da raccontare don Beppino, frutto di incontri sul posto e di conversazioni con i missionari che sono i primi a condividere la sorte infelice di tantissime persone, cacciate ma non rassegnate. E’ questa l’Africa, come l’abbiamo ridotta noi occidentali, con una devastazione dell’ambiente che grida vendetta: sono i fiumi di colore bianco, che non è latte, ma i residui della lavorazione dei minerali. L’Africa che si continua a vendere ai cinesi, a rifornire di armi di ogni sorta perché si uccidano meglio fra di loro (e sono i dittatori che ammazzano la povera gente).
Ma sono stati ricordati anche esempi positivi, belli, significativi: il lavoro di alcune associazioni in Val di Cembra, come la “Stella Bianca” che opera in Togo; la campagna “La fame non va in ferie” della Caritas; il lavoro di “Docenti senza frontiere”; il ruolo dell’Assessorato alla solidarietà della Provincia di Trento. Tanti progetti attivati significano vite salvate e speranze riaccese.
Alcuni lavoratori delle cave di porfido hanno ricordato che i diritti valgono per tutti, riguardano il valore delle persone indipendentemente dalla provenienza e colore della pelle: un alloggio dignitoso (la sindaca di Albiano ha rivolto un appello per una famiglia marocchina con quattro figli che cerca casa); rispetto per tutti.
E’ stata una serata arricchente, contro i pregiudizi, con più persone di quanto ci si aspettava, che ha aiutato a far crescere una maggiore consapevolezza del mondo in cui viviamo e che abbiamo alle porte di casa, anzi, è ormai parte di noi.
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