“Medio Oriente arca di pace”

La risposta alle guerre e all'ingiustizia risiede nella rinuncia delle logiche di supremazia e nello sradicamento della miseria. Un monito ai potenti che mentre parlano di pace alimentano sfrenate corse al riarmo

“Basta usare il Medio Oriente per profitti estranei al Medio Oriente!”: non poteva essere più chiaro Papa Francesco nel denunciare “la piaga che tragicamente assale quest’amata regione”, la guerra. Dal sagrato della basilica di san Nicola a Bari, città la cui vocazione storica e geografica è quella non di essere frontiera ma cerniera che tiene insieme Oriente e Occidente, il Papa ha lanciato il suo grido: “Chi detiene il potere si ponga finalmente e decisamente al vero servizio della pace e non dei propri interessi. Basta ai tornaconti di pochi sulla pelle di molti! Basta alle occupazioni di terre che lacerano i popoli! Basta al prevalere delle verità di parte sulle speranze della gente!”. Con lui, venti tra Patriarchi e Capi delle Chiese cristiane del Medio Oriente, riuniti a Bari lo scorso 7 luglio per una intensa giornata di preghiera e riflessione. Sul sagrato erano uno accanto all’altro, a sottolineare la totale condivisione di idee e intenti dopo il dialogo a porte chiuse all'interno della basilica durato oltre due ore e terminato con il volo di alcune colombe bianche.

“Non le tregue garantite da muri e prove di forza porteranno la pace, ma la volontà reale di ascolto e dialogo. Sono molto grato per la condivisione che abbiamo avuto la grazia di vivere – ha affermato il Papa rivelando il clima di fraternità dell’incontro -. Ci siamo aiutati a riscoprire la nostra presenza di cristiani in Medio Oriente. Essa sarà tanto più profetica quanto più testimonierà Gesù Principe della pace”. L’impegno comune delle Chiese è totale: “Noi ci impegniamo a camminare, pregare e lavorare, e imploriamo che l’arte dell’incontro prevalga sulle strategie dello scontro, che all’ostentazione di minacciosi segni di potere subentri il potere di segni speranzosi”.

E chissà se a qualche grande leader politico saranno fischiate le orecchie quando Papa Francesco ha cominciato a illustrare le conseguenze delle guerre in Medio Oriente, sofferte soprattutto dalla “povera gente”. Perché “la guerra è figlia del potere e della povertà e si sconfigge rinunciando alle logiche di supremazia e sradicando la miseria”. L’esatto opposto di ciò che accade in Medio Oriente oggi dove a soffiare sul fuoco sono anche “forme di fondamentalismo e di fanatismo che, travestite di pretesti religiosi, hanno in realtà bestemmiato il nome di Dio, che è pace, e perseguitato il fratello che da sempre vive accanto”.

“Non si può alzare la voce per parlare di pace mentre di nascosto si perseguono sfrenate corse al riarmo. È una gravissima responsabilità, che pesa sulla coscienza delle nazioni, in particolare di quelle più potenti”, ha proseguito il Papa, circondato dai Patriarchi, nel suo saluto sul sagrato di San Nicola. Hiroshima e Nagasaki lo stanno a ricordare. E poi “la sete di guadagno, che non guarda in faccia a nessuno pur di accaparrare giacimenti di gas e combustibili, senza ritegno per la casa comune e senza scrupoli sul fatto che il mercato dell’energia detti la legge della convivenza tra i popoli!”.

È una vera e propria road map per la pace in Medio Oriente quella tracciata dai capi religiosi. “Per aprire sentieri di pace” ha spiegato Papa Francesco, occorre tutelare “tutte le presenze, non solo quelle maggioritarie”, spalancando anche in Medio Oriente “la strada verso il diritto alla comune cittadinanza”; “Anche i cristiani sono e siano cittadini a pieno titolo, con uguali diritti”.

Lo sguardo di Francesco e dei Patriarchi si è rivolto anche a Gerusalemme, città per tutti i popoli, città unica e sacra per cristiani, ebrei e musulmani di tutto il mondo, la cui identità e vocazione va preservata al di là delle varie dispute e tensioni”. Il Papa ha chiesto il rispetto dello status quo della Città Santa “secondo quanto deliberato dalla Comunità internazionale e ripetutamente chiesto dalle comunità cristiane di Terra Santa” e ribadito la validità di una soluzione negoziata tra israeliani e palestinesi, che porti “a garantire la coesistenza di due Stati per due popoli”.

Perché non muoia la speranza nella pace, ha detto Bergoglio, “l’umanità ascolti il grido dei bambini”. “In Medio Oriente – ha ricordato tra gli applausi delle persone presenti fuori la basilica – da anni, un numero spaventoso di piccoli piange morti violente in famiglia e vede insidiata la terra natia, spesso con l’unica prospettiva di dover fuggire. Gli occhi di troppi fanciulli hanno passato la maggior parte della vita a vedere macerie anziché scuole, a sentire il boato sordo di bombe anziché il chiasso festoso di giochi. L’umanità ascolti – è stato l’accorato appello del Papa – il grido dei bambini, la cui bocca proclama la gloria di Dio. La speranza ha il loro volto. È asciugando le loro lacrime che il mondo ritroverà la dignità”.

E infine una citazione nascosta a un documento caro a mons. Tonino Bello, vescovo di Molfetta, presente in grafica anche nel logo dell’incontro di Bari: “Puglia arca di pace e non arco di guerra”. “Il Medio Oriente non sia più un arco di guerra teso tra i continenti, ma un’arca di pace accogliente per i popoli e le fedi”.

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