Viene in mente la profezia dell'ultimo film del compianto Ermanno Olmi “Torneranno i prati” quando ci si inoltra con lo zaino fra quelle che un tempo erano le baracche dei militari impegnati sul confine italiano. Ora sono tornati i fiori e lo sguardo può guardare liberamente lontano verso orizzonti di pace, senza incrociare le altre postazioni (come il Corno Battisti, in Vallarsa, foto sotto) collegate in linea d'aria.
E' un percorso del “ricordo attivo” quello rivisitato e sottolineato negli ultimi anni sul monte Zugna, in occasione del centenario della Grande Guerra. Percorrerlo non è tanto una curiosità culturale o una sorpresa per l'ingegneristico sistema militare: rappresenta un memoriale sull'impegno inutile, a sacrificio di tante vite umane, profuso per molti anni lungo creste e crinali che non erano stati creati per dividere ma per collegare. Tornare a camminare fra le trincee e le fortificazioni può essere occasione per riproporsi un impegno più deciso e responsabile a costruire i valori della pace, antidoti alla diffusioni di logiche di sopraffazione e di schieramento. Sempre in agguato.
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