Il Medio Oriente, da decenni, è una delle aree di massima tensione al mondo, un campo di battaglia dove si misurano le capacità di potenza di attori regionali quali Israele, Egitto, Iran, Turchia, Arabia Saudita, mondiali come Usa e Russia, e l’inazione degli organismi internazionali, su tutti l’Onu. A farne le spese sono milioni di persone costrette a lasciare le proprie case per trovare rifugio altrove o all’estero, in particolare in Libano, Giordania e Turchia. La più grande emergenza umanitaria dalla Seconda Guerra Mondiale vede le Chiese cristiane locali in prima fila nell’accoglienza e nell’assistenza dei rifugiati, tra i quali moltissimi cristiani di Siria e Iraq, Paesi nei quali la minoranza cristiana è ridotta ai minimi termini e ora rischia di scomparire del tutto.
Papa Francesco, che nei cinque anni di pontificato non ha cessato di richiamare la situazione dei cristiani perseguitati a causa della loro fede, minacciati da guerre e violenza proprio nelle terre dove il cristianesimo conserva le memorie più antiche, sabato 7 luglio a Bari, finestra sull’Oriente, ha chiamato a raccolta tutta la Chiesa universale per un incontro di preghiera e di riflessione a cui parteciperanno i capi delle Chiese del Medio Oriente. “I cristiani del Medio Oriente sono autentici testimoni di Cristo. Nonostante tutti gli anni delle persecuzioni, sono rimasti forti e non hanno mai temuto la morte nel nome di Gesù Cristo. Hanno affrontato diverse forme di persecuzione e si sono sempre affidati alla preghiera”, dice all’agenzia Sir Papa Tawadros II, Patriarca della Chiesa copto-ortodossa d'Alessandria: il capo dei copto-ortodossi di Egitto sarà a Bari.
Siria. Nel Paese si fronteggiano gli eserciti tra i più forti del mondo e la guerra è entrata nel suo ottavo anno. Il regime del presidente Bashar al Assad, appoggiato da Russia e Iran, sta riconquistando le zone del Paese ancora nelle mani degli oppositori e dei gruppi ribelli. Le vittime sono oltre 500 mila, i feriti e i mutilati circa il doppio. I bambini uccisi sono oltre 27 mila. I cristiani nel Paese oggi sono meno del 2%.
Iraq. La crisi interna scoppiata nel Paese con la guerra del 2003 si è aggravata con il conflitto siriano e soprattutto con l’avvento dello Stato Islamico (Isis). Interi villaggi cristiani sono stati messi a ferro e fuoco, costringendo i loro abitanti, circa 120 mila persone, a sfollare in Kurdistan. Massacri sono stati perpetrati dall’Isis anche ai danni di altre minoranze etniche, come gli yazidi. La minoranza cristiana è passata da 1,5 milioni di prima della guerra a circa 300 mila fedeli. Il 12 maggio il Paese è andato al voto, ma la situazione politica resta allo stallo.
Israele-Palestina. Cinquantuno anni di sussulti negoziali, fallimenti e sogni infranti. Permangono le difficoltà dei cristiani locali, in maggioranza arabo-palestinesi, sempre più propensi ad emigrare all’estero lontano dalle difficili condizioni di vita imposte dall’Occupazione militare israeliana e dall’insicurezza sociale ed economica e dall’instabilità politica dovuta alle tensioni tra Hamas, che governa la Striscia di Gaza e Al Fatah, che controlla la Cisgiordania.
Libano e Giordania. Sono i due Paesi che accolgono, con la Turchia, il numero più alto di rifugiati siriani, e in misura minore anche iracheni. L’equilibrio interno dei due Paesi è fragile. La disoccupazione, i sistemi sanitario e scolastico messi a dura prova dai rifugiati, la carenza di servizi favoriscono l’emigrazione anche dei locali. Il numero dei cristiani si assottiglia. In Giordania, paese di una certa stabilità, nelle settimane scorse si sono accese manifestazioni di piazza per protestare l’aumento delle tasse.
Egitto. Nel Paese guidato dal presidente Abdel Fatah al Sisi si respira aria di crisi economica dopo che il Fondo monetario internazionale ha invocato politiche d’austerità. La lira egiziana, dal 2016, ha perso il 50% del suo valore e gli egiziani hanno visto diminuire il loro potere d’acquisto. Salgono i prezzi come quello dei trasporti. Zona nevralgica per la sicurezza egiziana resta la penisola del Sinai dove sono operative cellule terroristiche. La Chiesa copta conta oltre il 10% di fedeli.
Yemen. La guerra nel Paese del Golfo, uno dei più poveri del mondo, dura da oltre tre anni e vede coinvolte da una parte le potenze sunnite dell’Arabia Saudita e Emirati Arabi e dall’altra l’Iran sciita che sostiene i ribelli Houthi. Una vera e propria emergenza umanitaria che, denuncia l’Ocha, l'Ufficio di coordinamento degli aiuti umanitari dell'Onu, mette a rischio la vita di oltre 8 milioni di yemeniti a causa della malnutrizione. Nello Yemen sono attive 4 parrocchie. Non sono mancati attacchi alle comunità cristiane. (Sir)
Daniele Rocchi
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