[“Se il bene è di tutti è anche mio; se è solo mio, in verità non è di nessuno”.
Non poteva esserci immagine più azzeccata per una copertina sul tema del dono che l'immagine del pane condiviso in un forno sociale in quel di Canova di Gardolo: come ogni panificio è il luogo della condivisione (anche con mani diverse, spesso di culture diverse) dove ogni giorno si rinnova una moltiplicazione destinata a placare la fame.
Anche la tradizione del pane benedetto in piazza dopo il pontificale di San Vigilio, rilanciata con forza dai panificatori trentini col proprio presidente Emanuele Bonafini, affonda radici lontane nella storia delle comunità trentine: era infatti usanza che i proventi delle imprese collettive (come i panifici o gli stessi caseifici sociali) dovessero tener conto anche di chi era indigente e impossibilitato a godere del minimo sostentamento quotidiano. Come confermano poi alcuni paesi dove ancora il gesto si ripete (vedi sotto), il pane veniva benedetto e distribuito anche in occasioni pubbliche come i funerali o le sagre: era l'indice di una solidarietà comunitaria che si esprimeva nell'essenziale previsto e offerto per tutti.
Quella tradizione ha ancora un significato che va ben oltre il tempo e oltre le mura di una chiesa e che non riguarda solo le autorità? Ne è convinto mons. Tisi che afferma nella sua lettera: “Tutti avvertiamo l'improcrastinabile necessità di donne e uomini che, ad ogni livello, abbiamo il coraggio di scelte disinteressate”. Secondo l'Arcivescovo, deve maturare una consapevolezza: “Se il bene è di tutti è anche mio; se è solo mio, in verità non è di nessuno. Perchè non ci può essere alcun bene per me, se non nel bene comune. Il bene non condiviso non è bene nemmeno per me”. Non a caso il 26 giugno il pane è stato poi affidato ai volontari di TrentinoSolidale Onlus, rappresentati da Giorgio Casagranda, che durante tutto l'anno svolgono il servizio della raccolta e distribuzione di viveri alle famiglie e alle persone in difficoltà.
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