Un momento di ritrovo per scambiarsi tecniche ed idee e, quindi, crescere a livello fotografico
Un momento di ritrovo per scambiarsi tecniche ed idee e, quindi, crescere a livello fotografico. È questo l’obiettivo del convegno dei circoli fotografici del Trentino Alto Adige, ospitato quest’anno dal forte delle Benne, suggestiva fortezza austroungarica situata sull’omonimo colle che domina il lago di Levico. L'evento è stato organizzato dal Gruppo Fotoamatori di Pergine, rappresentato dal suo presidente Nicola Dallepiatte.
“Si tratta di un’occasione per mostrare i progetti della Federazione Italiana Associazioni Fotografiche, che accoglie 555 circoli in tutta Italia per un totale di 6mila associati. La realtà del Trentino Alto Adige conta poco meno di una ventina di circoli”, ha ricordato il delegato regionale Fabrizio Giusti.
Per l’occasione, all'interno della fortezza sono state allestite due mostre: “La famiglia in Italia” e la “Foto dell’anno 2018” del Trentino Alto Adige. Per quest'ultima è stato chiesto al rappresentante di ogni circolo di selezionare le fotografie migliori realizzate dei propri associati.
In mattinata, Alberto Bregani, fotografo amante del bianco e nero e scrittore per professione, compositore e pianista per hobby, ha tenuto un laboratorio, “Non solo sassi. Bisogno, ispirazione e interpretazione nella fotografia di montagna”.
“Musica e fotografia sono molto simili: ciò che conta è quello che noi vogliamo dire, e quindi l’espressione”, ha spiegato Bregani. “Mentre ognuno di noi è esecutore quando scatta una fotografia, non tutti sono autori: per esserlo bisogna avere un proprio stile, personale e riconoscibile, ha ricordati. E la visione di ciascuno dipende da tante piccole cose: le forme ed i quadri che abbiamo visto, i libri che abbiamo letto, le persone che abbiamo incontrato ed amato. Da ognuno di questi luoghi virtuali abbiamo preso qualcosa”, ha sostenuto Bregani, aggiungendo che “piano piano, plasmando il nostro carattere, arriviamo a fotografare quello che siamo”.
Bregani ha anche sottolineato la differenza tra alpinista-fotografo e fotografo-alpinista: mentre il primo non rinuncerà mai ad una vetta per fare una fotografia, il secondo utilizzerà la sua capacità alpinistica per fare fotografie in luoghi dove magari altri fotografi non arrivano.
Nel pomeriggio, oltre ai set fotografici con modelle, c’è stato l’intervento di Paola Malcotti, responsabile dei canali social della FIAF, che ha presentato i canali più utilizzati e le attività promosse dalla Federazione.
A fine giornata, sono state inaugurate le due mostre, ed è stata premiata la “Foto dell’anno 2018”. Il primo premio è andato a Teresa Lopez-Arias per l’opera “Santissimo Savonarola”, che ritrae l’omonima piazza di Ferrara in un momento caotico. Il titolo, come ha spiegato l’autrice, s’ispira al film “Non ci resta che piangere” con Troisi e Benigni, nel momento in cui decidono di scrivere una lettera a Savonarola.
Il secondo posto, invece, è stato assegnato a Laura Zinetti, dalla val di Ledro, che ha ritratto suo figlio Amedeo di sei anni spaesato vicino a delle opere d’arte che rappresentano due persone: un nonno con suo nipote. Mariagrazia Morat ha invece guadagnato il terzo posto per una foto a colori (l’unica delle tre) con una scala piena di palloncini.
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