Aquila premurosa. Chiesa, piazza, casa, campo, giardino. Così viene ricordata Giulia nelle parole degli scout e degli amici che ne tratteggiano bene lo spirito che la distingueva: il suo essere un luogo di pace, di incontro, accogliente e disponibile, generatore di vita e gioia. Quella gioia che coltivava nel dono di sé, seguendo il suo sogno, ma sempre insieme agli altri. Giulia Spinello, ventunenne padovana è scomparsa il 31 maggio di cinque anni fa, investita da un suv, ma la sua personalità ha lasciato una traccia talmente intensa da sentirla ancora presente. Lo ha raccontato la mamma Marina Martellozzo Spinello, autrice de "Il sogno di Giulia" (Edizioni Imprimenda, 2016), presentato giovedì scorso al Vigilianum insieme al direttore Diego Andreatta, in collaborazione con l'Agesci del Trentino Alto-Adige e il Servizio Pastorale Giovanile.
A colpire dell'immagine scelta per la copertina è il sorriso splendente e caloroso della ragazza, un invito a scoprire a sua storia. Ed è proprio il ricordo di quel sorriso a trasmettere alla sua famiglia la forza di continuare a dare un senso alla vita. "Giulia era una ragazza semplice e umile, una divoratrice di libri e appassionata di musica al punto da aver imparato da autodidatta a suonare l'ukulele. Aveva la dote spontanea di portare allegria, sempre con il sorriso sulle labbra e la sua risata fragorosa riempiva la casa". Fin da piccola voleva diventare pilota di aerei, poi, attraverso l'esperienza con gli scout, per lei una seconda famiglia, aveva cambiato prospettiva, puntando su Scienze infermieristiche: “Era affascinata dal lavoro di Medici senza frontiere, voleva essere al loro fianco e le sarebbe piaciuto andare in terra di missione".
Dopo la scomparsa della figlia, Marina cerca qualcosa che possa tenere vivo il contatto con Giulia e nella sua libreria trova la brutta copia di un tema di italiano nel quale scriveva "il mio sogno è di lasciare qualcosa dietro di me alla fine di questo viaggio, un piccolo ricordo, un segno che testimoni il mio passaggio". Una richiesta che la mamma ascolta, accendendo in lei la volontà di mettere per iscritto i suoi pensieri, condividendoli con il marito Angelo, e poi raccogliendoli con le riflessioni di Giulia in un dialogo che diventa eredità donata. Il libro diventa quasi una guida sull'importanza di interrogarsi sul senso della vita: "Per essere ricordati non occorre diventare famosi – scriveva Giulia in quel tema -, basta aver fatto qualcosa per cui valga la pena aver vissuto. Dio ci ha dato la vita per un motivo, nessuno è inutile. Il regno dei cieli non è qualcosa di astratto, possiamo crearlo attraverso le relazioni con le persone e il dono di sé agli altri". E numerose sono le esperienze in cui questa convinzione si era espressa, in particolare nei campi di servizio con gli scout in soccorso alla popolazione dell'Aquila in seguito al terremoto del 2009, a Lourdes per accompagnare i malati e in Terra Santa.
"Giulia è morta lo stesso giorno e ora in cui 21 anni prima era stata battezzata, ciò non toglie la fatica di accettare la sua assenza, ma per noi è un segno: non era fatta per stare su questa terra, da lassù può fare molto di più anche se il suo sogno era poter aiutare chi soffre". Ma questo suo desiderio è portato avanti proprio dalla mamma che, oltre a essere impegnata in incontri sul tema dell'educazione stradale, dal 2015 fa parte della famiglia scout. "Giulia aveva sempre il Vangelo sul comodino – ha concluso Marina -. I giovani hanno bisogno di testimonianze di fede vissuta con semplicità, e la mia speranza è che una vita al servizio degli altri come la sua possa essere fonte di ispirazione e suscitare il desiderio di mettersi in gioco". "Sognare non significa avere la testa nelle nuvole – ha commentato Federica Bertolini, responsabile regionale Agesci -, ma orientarsi a qualcosa di elevato che ha come scopo la realizzazione di ciò che porta felicità a sé e agli altri, consapevoli che è una strada percorribile, come ha mostrato Giulia con il suo esempio".
L'abbazia benedettina di Carceri, vicino Este, dove nel gennaio 2013 aveva fatto un campo di formazione, nel 2015 è diventata un Centro di spiritualità scout che le è stato intitolato, e i proventi della vendita del libro saranno devoluti anche a questo scopo.
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