Biennale: la prima volta del Vaticano

La Mostra indaga le possibilità di un rapporto sempre più accettabile tra architettura e società civile

La vulcanica attività culturale artistica e culturale del card. Gianfranco Ravasi, Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, non ha soste. L’ultimo eclatante suo suggerimento: la presenza del Vaticano alla Mostra Internazionale di Architettura a Venezia (26 maggio – 26 novembre 2018). Può essere chiamato il Cardinale “della prima volta” per le sue iniziative artistiche, pastorali, dottrinali. E’ stata sua l’idea della presenza vaticana alle Biennali d’Arte del 2013 e 2015. E pure sua è l’iniziativa l’inserimento del Padiglione Vaticano all’isola di san Giorgio nell’ambito della Biennale di Architettura 2018.

Quest’anno si è assistito non solo alla progettazione, ma anche alla realizzazione di dieci cappelle nell’area magica dei Giardini della Fondazione Cini all’isola di san Giorgio. Il card. Ravasi ha affidato tale realizzazione a Francesco Dal Co, celebre storico dell’Architettura, già docente all’Iuav di Venezia, il quale ha ideato le dieci cappelle sul modello della “Cappella nel bosco” costruita nel 1920 dal noto architetto Gunnar Applund nel cimitero di Stoccolma: un piccolo edificio di legno con pareti bianche e tegole del tetto nero di trucioli legnosi; le loro piccole dimensioni favoriscono il loro inserimento nel paesaggio.

Il prof. Dal Co si è servito dell’apporto professionale di altri dieci professionisti provenienti da diversi continenti, tra cui l’italiano Francesco Cellini.

L’assemblaggio delle cappelle rispecchia la miracolosa palificazione architettonica della stessa città di Venezia, poggiando anch’esse su un sistema di pali simile a quello degli edifici veneziani.

Ogni cappella riflette le diverse modalità di culto, di devozione, di sensibilità, di ambientazione delle popolazioni a seconda della provenienza di ogni singolo architetto. Si aggiunga che questi dieci sacri esemplari assumono il compito di “missionarietà” legato al vivo desiderio di Papa Francesco, intenzionato a “farle viaggiare in diverse parti del mondo per diventare parte delle comunità, soprattutto di quelle colpite da terremoti”.

Il card. Ravasi sottolinea in più la finalità di questa loro presenza nell’ambito della Biennale: ”Le cappelle in legno rappresentano un pellegrinaggio nel bosco, inteso come un luogo del silenzio e dell’interiorità”.

Non vada sotto silenzio che il “Padiglione Asplund” posto in apertura del percorso delle dieci Cappelle è stato realizzato dalla società Alpi di Modiliana, in Romagna, che si è ispirata alle tradizionali costruzioni in legno scandinavo interpretate in chiave moderna.

Il card. Ravasi è entusiasta nel condividere le finalità della Mostra prospettate dalle due curatrici Yvonne Farrell e Shelley McNamara che, con il loro manifesto “Freespace”, che intitola la Manifestazione, garantiscono l’esaltazione della generosità dello spirito e il senso di umanità che l’architettura deve collocare al centro della propria essenza: donare spazi liberi, arricchirli di luce e d’aria, esaltare la dignità e il benessere di ogni abitante di “questo fragile pianeta” in modo tale che tra persone ed edifici ci sia uno scambio di condivisione. L’Esposizione, infatti, coinvolge emotivamente il visitatore, stimolandolo di domande e ricerche sui valori dell’architettura stessa che arricchiscono la popolazione che ne usufruisce. Pure il Presidente della Biennale, Paolo Baratta, condivide l’orientamento della Mostra verso l’indagine di un rapporto sempre più accettabile tra architettura e società civile.

La Mostra si articola tra il Padiglione centrale ai Giardini e l’Arsenale includendo progetti di 71 partecipanti che si offrono per una libera discussione con i visitatori aggiornandoli sulle loro realizzazioni. I Paesi presenti per la prima volta sono Antigua, Barbuda, Arabia Saudita, Guatemala, Libano, Mongolia, Pakistan e Santa Sede.

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