Al Vigilianum la presentazione del libro di Vincenzo Passerini. Immigrati e profughi sono due fenomeni che si intersecano, ma sono diversi
La presentazione del libro di Vincenzo Passerini La solitudine di Omran è stata l’occasione – mercoledì 2 maggio al Vigilianum – per approfondire la questione dei profughi e migranti, davanti ad un pubblico attento. E’ uno snodo, questo, duro, ruvido,ha rilevato Francesco Comina, giornalista militante, vigile osservatore interessato. Dirimente per il futuro di tutti, nel senso del divenire stesso della donna e dell’uomo occidentale al confine tra Eros e Thanatos, se possa prevalere, cioè, “la convivialità delle differenze” (Tonino Bello) oppure l’istinto negativo, di rigetto e alla fine, di morte di una civiltà (certe scelte si ritorcono contro, è la stessa legge dei numeri a dirlo).
Proprio la presentazione degli scritti occasionali sul tema da parte di Vincenzo Passerini hanno dato l’occasione per riflettere su questo grandioso fenomeno con cui dovremo interloquire e confrontarci nei prossimi anni ancora: l’immigrazione, infatti, è un fenomeno epocale, connota un’epoca, non si esaurirà in breve tempo. Non a caso è stato ricordato Alessandro Leogrande, lo scrittore prematuramente scomparso qualche mese fa ad appena 40 anni, che aveva investigato con passione e dedizione il tema de “La frontiera” (un libro che dovrebbe essere letto nelle aule scolastiche e consigliato per le vacanze alle ragazze e ragazzi, per aprire gli occhi e il cuore). Le tante frontiere di oggi, da travalicare o su cui porre argini impossibili per donne e uomini in cerca di un futuro migliore.
Non dobbiamo temere “la rivoluzione di profughi e migranti”. In Trentino – ha ricordato Passerini – sono 1700 su più di mezzo milione di abitanti. E 46.500 immigrati vivono pacificamente e regolarmente con noi, lavorano, pagano le tasse, mandano i figli a scuola (evitando che molte classi vengano soppresse e insegnanti mandati a spasso). Cinque, sei mila badanti garantiscono i nostri anziani, se non ci fossero il Trentino andrebbe in tilt. Immigrati e profughi sono due fenomeni che si intersecano, ma sono diversi. Formano le oltre 150 nazionalità che oggi vivono nella nostra provincia. Una ricchezza, un’opportunità. Come diverso deve essere il nostro ragionare. Occorre costruire le migliori condizioni per vivere insieme. Questo è il nostro futuro, volenti o nolenti, ha insistito il responsabile del Cnca, il Coordinamento delle comunità di accoglienza.
Come, allora, convivere il meglio possibile? Come costruire convivenze fra culture e religioni diverse? Giorgio Romagnoni, disegnatore e assistente legale al Centro Astalli, più che di dati si è intrattenuto sulle date. Le date della sua vita. Intrecciate con date simbolo della nostra storia recente. Il 9 maggio, festa dell’Unione Europea che supera le frontiere anche in nome degli ideali dei padri fondatori, De Gasperi e Schumann che sognava una solidarietà nuova con l’Africa; il 25 aprile e l’ideale concreto di liberazione che deve riguardare tutti, compresi i nuovi oppressi costretti alle forche caudine – i profughi – del rifiuto e dell’incomprensione; il 27 gennaio con l’immagine di un anziano ex internato a Mauthausen che si sveglia nelle notti rotte dagli incubi del ricordo e di un rifugiato che piange perché nessuno lascia volentieri la propria terra natia. “Queste persone mi stanno insegnando la speranza”. Anche se da vittime, sovente, non vengono riconosciute e associate piuttosto alla stregua di colpevoli. E poi il dato scandaloso reso pubblico in questi giorni dal Sipri: le spese militari che crescono fino a toccare i 1739 miliardi di dollari. Le nostre armi che producono le guerre e i rifugiati che fuggono dalle guerre che noi rifiutiamo.
In questo marasma colmo di contraddizioni dove la politica è afona e l’opinione pubblica intontita da tanti messaggi vani e vuoti, è importante non rassegnarsi, levare alta la voce, gridare sui tetti, fare controinformazione militante, è il monito di Vincenzo Passerini. In ciò una forte tratto di speranza può venire – arriva – dalle ragazze e dai ragazzi impegnati nell’accoglienza e che anche nel mondo della scuola sono più numerosi di quanto si pensi se solo vengono informati, motivandoli e dando un segnale di informazione e di formazione umana integrale. Perché si sappia cosa sta capitando in Yemen nel disinteresse di molti; cosa è successo in Afghanistan in questi anni, in Iraq, in Siria da dove provengono i due terzi dei profughi che bussano alle porte di casa. Serate che dovrebbero essere fatte in tutto il Trentino. Servono ad aprire gli occhi ed il cuore.
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