Trento e Levico hanno raggiunto la salvezza anche se con percorsi decisamente opposti. Niente da fare invece per il Dro che retrocede in Eccellenza
Persino le stagioni più lunghe e sofferte prima o poi finiscono, e così è stato, con l’ultima giornata che si è disputata domenica scorsa, anche per il campionato di Serie D delle trentine. Levico, Trento e Dro hanno concluso la propria corsa senza l’appendice di playoff o playout: le prime due ottenendo una salvezza che sarà la base da cui ripartire dopo la pausa estiva, i gialloverdi dell’Alto Garda invece, purtroppo, con il penultimo posto e la condanna alla retrocessione.
A unire tutte e tre le squadre però è stata la voglia di lottare fino all’ultimo per cercare di ottenere un risultato che sarebbe stato storico per il calcio provinciale. Ma se qualche punto di troppo lasciato per strada negli scontri diretti ha penalizzato il Dro, le altre due si trovano a festeggiare la conclusione positiva di un percorso decisamente opposto.
Il Levico, salvo matematicamente con una giornata di anticipo, ha fatto fruttare i punti messi in cascina nella prima parte di stagione, strepitosa e soprattutto inaspettata dopo il ripescaggio arrivato all’ultimo momento nell’agosto scorso, che ha costretto i termali ad allestire in pochissimo tempo una squadra competitiva per la categoria. I gol di Fabio Bertoldi (21 in campionato), diversi giovani interessanti e la compattezza del gruppo hanno fatto il resto ed hanno permesso alla compagine ottimamente gestita da mister Manfioletti di superare anche le difficoltà incontrate nel girone di ritorno, complicato da una lunga pausa forzata dovuta ai rinvii per maltempo ed altri fattori esterni.
Al contrario il Trento, partito con ambizioni importanti, ha pagato per tutto il campionato l’handicap di un avvio difficilissimo, trovando la quadra solamente dopo l’esonero di Vecchiato e l’arrivo in panchina di Antonio Filippini, in seguito sostituito a sua volta alla guida tecnica da Claudio Rastelli, che nel finale di stagione è riuscito a dare agli aquilotti quella marcia in più culminata nella vittoria esterna per uno a zero sul Pontisola, propiziata dall'eurogol di Alessio Zecchinato e fondamentale per evitare il pantano dei playout.
Numeri alla mano il Trento, però, ha condotto un girone di ritorno con una media da alta classifica, come ha tenuto a sottolineare il capitano dei gialloblù Alessandro Furlan, intervenuto domenica sera alla Noche del 10, su radio Trentino inBlu: “È stata un’annata travagliata, difficile sotto tanti punti di vista, ma nella seconda parte di stagione abbiamo dimostrato che la squadra c’è stata e che ci siamo meritati questa salvezza. Guardando il lato positivo possiamo considerarla tutta esperienza in più per noi giocatori ma anche per la società, che già da subito inizierà a lavorare in vista della prossima stagione, ed i 32 punti fatti nel girone di ritorno sono sicuramente un’ottima base da cui ripartire”.
Furlan, che conosce bene mister Rastelli dai tempi del Mezzocorona dei miracoli di qualche tempo fa, divide in varie parti i meriti di questo risultato: “Tutti gli allenatori che abbiamo avuto in stagione hanno dato il loro contributo, ma da dicembre in poi c’è stato un notevole cambio di mentalità in noi giocatori e questo credo sia stato il fattore più importante”. Infine spazio ai sentimenti ed una certezza sul futuro: “A Trento sono nato come calciatore, è stato davvero bello tornare dopo 15 anni e riuscire a salvarci. Credo molto in questa società che vuole fare calcio a livello importante, per quanto mi riguarda ho sposato un progetto sin dall’inizio e continuerò senza dubbio questo matrimonio”.
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