Uciri, su la testa

Dopo il terremoto di settembre, i coltivatori di caffè dello Stato di Oaxaca in Messico cercano di ripartire. Con l’aiuto del partner del commercio equo Mandacarù

Frans van der Hoff guarda verso l’alto, tiene la schiena dritta (nonostante gli anni non siano più quelli di un ragazzino: è nato in Olanda nel 1939…) e sembra dare indicazioni agli operai carpentieri che stanno ritti un poco più su di lui, cercando di collocare al posto giusto una massiccia trave di legno, struttura portante di quello che, dall’abbozzo di intelaiatura che si comincia a intravvedere, potrebbe essere un’abitazione come pure un magazzino. Così lo ritrae uno degli scatti di Adriana Zehbrauskas, che documentano le conseguenze delle due successive scosse di terremoto che l’8 e il 19 settembre dello scorso anno hanno sconvolto il Messico.

Teologo ed economista, van der Hoff è il fondatore del commercio equo e solidale. “Il mio sogno? Vedere il giorno in cui questo sistema economico e commerciale sarà tutto equo, solidale, giusto, attento ai produttori più che al profit”, ebbe a dirci in un’intervista realizzata tra gli scaffali della Bottega del mondo di Mandacarù in piazza Fiera a Trento, alla fine di ottobre di quasi dieci anni fa, nel 2009. E si può stare sicuri che il “papà” del “caffè giusto” non si farà abbattere neppure questa volta. E sì che di ragioni per darsi per vinti ce ne sarebbero. Il terremoto che non ha risparmiato la capitale Città del Messico, per le comunità indigene dello Stato di Oaxaca, nel sud-est del Paese, ha rappresentato una vera tragedia: più di mille case crollate, 1.680 rese inabitabili, altre 1.080 parzialmente danneggiate, ma bisognose di riparazioni. Da queste comunità arriva il rinomato caffè Uciri, facilmente riconoscibile nelle sue caratteristiche confezioni nelle Botteghe del mondo gestite da Mandacarù. “La ricostruzione delle case rappresenta ora una vera e propri urgenza – spiega Beatrice De Blasi, coordinatrice del settore educazione della cooperativa Mandacarù -; ci vorranno almeno 150.000 euro per la ricostruzione e la messa in sicurezza delle case, delle strade e degli altri edifici”. Ma occorrerà anche mettere mano ai “cafetales”, le piantagioni di caffè “cento per cento arabica”, che rappresentano una fonte di sostentamento primaria per gli abitanti. Nonostante i gravissimi danni alle strade, fortunatamente Uciri, la Union de las Comunidades Indigenas de la Region del Istmo, è riuscita a far partire il container di caffè che era già pronto per la spedizione verso l’Italia. “Questa notizia – aggiunge De Blasi – ci dà speranza e ci fa capire quanto sia importante continuare ad appoggiare l’attività produttiva ora e nei mesi futuri”.

Uciri, produttore storico di caffè, un simbolo per tutto il commercio equo e solidale con i suoi 1.700 soci, ha acquistato in forma collettiva i materiali per la ricostruzione, in modo da evitare che i campesinos vengano sfruttati dagli speculatori locali, che hanno subito alzato i prezzi, in conseguenza dell’aumentata domanda. E, valutata anche la diffidenza del governo centrale nei confronti delle popolazioni periferiche indigene, considerate in qualche modo “ribelli” o comunque insofferenti al controllo del governo centrale e quindi lasciate sostanzialmente a sé, prive o quasi di aiuti, Uciri ha sollecitato il sostegno delle realtà del commercio equo e solidale. La cooperativa Mandacarù, insieme ad Altromercato, centrale di importazione e di distribuzione dei prodotti del commercio equo e solidale in Italia, si è attivata promuovendo un progetto che prevede la ricostruzione di dieci abitazioni – semplici case in in mattoni con il tetto in lamiera ondulata -; il progetto è autofinanziato per una somma pari a 4.900 euro, mentre per la parte restante – 30.100 euro – c’è un cofinanziamento della Provincia Autonoma di Trento. E altri 50 mila euro arriveranno dalla Provincia Autonoma di Bolzano. Anche altri Paesi dove sono presenti le realtà del commercio equo e solidale si sono attivati per assicurare il loro sostegno. Tanto più necessario, oggi che i produttori di Uciri subiscono pesantemente le conseguenze dei cambiamenti climatici: in America Latina gran parte delle attuali piantagioni di caffè sono a rischio a causa del riscaldamento globale e ad aggiungere preoccupazione è l’epidemia della “roya”, il fungo parassita che sta decimando le coltivazioni. “Unidos venceremos/Uniti vinceremo”, c’è scritto sul cancello di Uciri. Il motto che ha guidato negli anni le 64 comunità indigene che costituiscono Uciri risuona quanto mai attuale oggi.

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