La Fondazione Centesimus Annus Pro Pontifice, presente attivamente anche nella diocesi di Trento, celebra il venticinquesimo anniversario dalla sua istituzione, avvenuta con chirografo del Santo Padre San Giovanni Paolo II il 13 giugno 1993, a due anni dalla pubblicazione dell’Enciclica Centesimus Annus, a cui è ispirata l’attività della Fondazione. Un traguardo importante per un’istituzione che ha saputo guadagnarsi un’alta reputazione per la sua capacità di affrontare, alla luce della dottrina sociale della Chiesa, le più rilevanti e attuali questioni a carattere economico sociale della nostra epoca.
Il prossimo Convegno internazionale della Fondazione, che si svolgerà in Vaticano dal 24 al 26 del mese di maggio, prenderà in esame una tematica cruciale come la questione delle nuove politiche e degli stili di vita che caratterizzano l’odierna era digitale. Le esamineremo cercando di essere fedeli alle indicazioni di Papa Francesco che, lo scorso 20 maggio 2017, nel corso dell’udienza privata concessa alla Fondazione, ha ricordato l’importanza di “cercare modi alternativi di comprensione dell’economia, dello sviluppo e del commercio, per rispondere alle sfide etiche poste dall’imporsi di nuovi paradigmi e forme di potere derivate dalla tecnologia, dalla cultura dello spreco e da stili di vita che ignorano i poveri e disprezzano i deboli”.
Il Convegno sarà articolato su due giorni, ciascuno dei quali con una precisa intonazione e focalizzazione tematica. La prima giornata, il 24 maggio, sarà dedicata all’esame delle cose nuove della nostra epoca, nello spirito della famosa Enciclica Rerum Novarum di Papa Leone XIII del 1891. Relatore d’eccezione, il prof. Alberto Quadrio Curzio, uno dei massimi economisti della nostra epoca che, per più di venti anni, ha guidato il Comitato scientifico della Fondazione identificando e tracciando uno straordinario percorso di ricerca e approfondimento di teoria economica, ricco di originalità e innovazione.
Nella seconda giornata, il tema delle politiche e degli stili di vita dell’era digitale sarà declinato lungo tre filiere, distinte ma complementari: la filiera della famiglia, costretta oggi ad affrontare le conseguenze, anche culturali, della rivoluzione digitale in un contesto di profonde incertezze derivanti o dalla mancanza di lavoro o da un lavoro che, anche quando c’è, è spesso precario; la filiera della catena alimentare, oggi spesso non sostenibile, che porta all’esaltazione della deprecabile cultura dello scarto; e infine la filiera del lavoro che, sotto la spinta incessante dell’innovazione tecnologica, rischia di dimenticare la priorità dell’occupazione inclusiva e capace di guardare al bene comune.
Sono trascorsi ormai dieci anni dallo scoppio della crisi e pur essendo state estesamente studiate e analizzate le cause vicine e lontane di questo prolungato periodo di difficoltà per i sistemi economici mondiali, solo raramente tuttavia si è fatto un uso sistematico e trasversale della dottrina sociale cattolica. I valori e la capacità di orientamento per il bene comune, che sono la forza della dottrina sociale, sono invece essenziali oggi più che mai e vanno concretamente declinati e applicati. Ed è proprio questo che la Fondazione Centesimus Annus ha cercato di fare sin dalla sua istituzione, seguendo un metodo per la vita sociale spesso proposto ai cristiani da Papa Francesco: vedere, giudicare e agire. Perché è sempre più evidente come il disorientamento della nostra epoca richieda di mettere in campo con urgenza politiche fortemente guidate dall’orientamento etico della dottrina sociale, una grande risorsa capace di “un conoscere illuminato dalla fede, in dialogo cordiale con ogni sapere” (Compendio della dottrina sociale della Chiesa, pag. 75 – 76). Urge oggi una maggiore visione di lungo periodo, che sappia prescindere da egoismi particolaristici e sia invece capace di costruire una politica del bene comune. Serve l’impegno di tutti. Ciascuno di noi può e deve dare il suo contributo, piccolo o grande che sia. Tutta la famiglia umana è chiamata a collaborare per costruire un modello di sviluppo sostenibile e integrale poiché, come insegna Papa Francesco nella Laudato sì (n. 13), “sappiamo che le cose possono cambiare”.
Giovanni Marseguerra, coordinatore del Comitato Scientifico della Fondazione
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